Se siete appassionati di cinema o dei veri nottambuli conoscerete sicuramente “Fuori Orario” di Raitre, una delle trasmissioni cult della televisione italiana, e se la conoscete allora avrete ben presente la sigla che fino all’anno scorso ne apriva ogni puntata.
Quella scena subacquea in bianco e nero accompagnata da “Because the Night” di Patti Smith è entrata di diritto nella storia della tv e appartiene a “L’Atalante”, film capolavoro e unico lungometraggio del regista francese Jean Vigo.
“L’atalante” e e gli altri pochi lavori di Jean Vigo, morto di tubercolosi a 29 anni nel 1934, arrivano adesso in versione restaurata al cinema del Centro Pecci. E ci sono almeno un paio di buonissime ragioni per vedere, della piccola produzione di Vigo, almeno “L’atalante”, il suo primo e ultimo film.
“L’Atalante” è semplicemente una delle più belle storie d’amore mai raccontate al cinema e nonostante risalga agli anni ’30, la maestria di Vigo è talmente potente e lucida, i personaggi così definiti e divertenti, lo scenario così rarefatto pur essendo così popolare, che è un film che non sembra aver accusato il passare del tempo.
Al Centro Pecci martedì 16 gennaio (ore 18,15 – 21,30 vers. orig. sott.), mercoledì 17 gennaio (ore 18,15 – 21,30 vers. orig. sott.) e sabato 27 gennaio ore 17. Ingresso 6 euro.
Le altre opere di Jean Vigo durano complessivamente meno di un’ora e mezzo.
“Zero in condotta” (Fra, 1933; di Jean Vigo; 44′; vers. restaurata orig.sott.) – “À propos de Nice” (Fra, 1930; di Jean Vigo; 25′ vers. restaurata con didascalie italiane) – “La natation par Jean Taris, champion de France” (Fra, 1931; di Jean Vigo; 9′ vers. restaurata orig.sott.). Martedì 23 gennaio, ore 21,30. Mercoledì 24 gennaio, ore 18,30 e sabato 27 gennaio ore 18,30.
“Il viaggio sulla chiatta dell’Atalante – si legge nella nota del Pecci – con il suo sguardo febbrile e le sue amorose visioni, l’infanzia sovversiva nel collegio di Zero in condotta , la città di Nizza esposta a uno sguardo che sotto il turbinare della festa scopre “il lavoro della carne e della morte”, ci parlano ancora con il linguaggio d’una concreta poesia. Ci parlano ancora, e sanno sollecitare l’ascolto contemporaneo, anche per il modo con cui si
pongono con naturalezza dalla parte dei più deboli, che siano bambini vessati (ma capaci di insurrezione e di vendetta) o innamorati che si smarriscono (ma l’amourinfine vince su tutto). Racchiusa in soli quattro titoli – prosegue la nota – l’opera di Vigo vive di una tensione primaverile, ‘avanguardia veggente’, cinema poetico, che anticipa le libertà linguistiche e figurative delle nouvelle vague mondiali. Non a caso è un autore perennemente citato, Bertolucci, Carax, Garrel, Akerman, Kusturica, Gondry… Autore maledetto e censurato per eccellenza, sopravvissuto grazie al lavoro delle cineteche, restaurato più volte, torna finalmente in sala grazie a un colossale lavoro di restauro, diretto scientificamente da Bernard Eisenschitz e voluto,
meritoriamente, dalla Gaumont”.