Si chiama “Henry Moore – Il disegno dello scultore” la mostra che prenderà il via oggi, 18 gennaio, al museo Novecento di Firenze. Quasi 50 anni dopo il grande allestimento di Forte Belvedere, era il 1972, Firenze torna ad ospitare le opere del grande scultore inglese con una mostra dedicata alla sua produzione grafica.
Curata da Sebastiano Barassi, Head of Henry Moore Collections and Exhibitions e Sergio Risaliti, Direttore artistico del Museo Novecento, la mostra è organizzata in collaborazione con la Henry Moore Foundation, con il contributo di Banca Monte dei Paschi di Siena, e sarà visitabile fino al 18 luglio 2021.
«Henry Moore. Il Disegno dello scultore” vuole essere un dono alla città che ha sofferto una crisi pandemica drammatica e che sta uscendo a fatica ma con coraggio e orgoglio da questa situazione così difficile – hanno detto i curatori – La presenza in questo momento storico delle opere di Henry Moore a Firenze è anche un richiamo alla forza dell’arte nelle massime difficoltà umane e sociali. Moore è stato un faro artistico nei giorni più bui della storia europea e le sue opere ne sono una testimonianza. Abbiamo caparbiamente creduto in questo progetto, compiendo ogni sforzo per portare a casa il risultato quando le avversità si facevano insormontabili anche dal punto di vista delle risorse. C’è un altro aspetto che va evidenziato – aggiungono – il carattere inedito della selezione delle opere, che consentirà di entrare nel vivo della genesi concettuale e formale del lavoro del grande scultore che qui si palesa grandissimo disegnatore. Infine il legame con il territorio, così necessario e originario del museo: un territorio- la Toscana, la Versilia, Firenze- cui Moore fu legato fin dalla giovinezza, sancito dalla mostra del 1972 al Forte di Belvedere, una delle più importanti del XX secolo a livello mondiale. Henry Moore è artista erede e interprete dell’umanesimo in arte – concludono – ma con la sua arte che pur resta di avanguardia ha saputo dare un contributo enorme alla genesi di quel nuovo umanesimo artistico che ha saputo definire diversamente le nozioni di bellezza e forma, in un rapporto con la natura e gli archetipi della conoscenza quanto mai attuali, rivelazioni figurative di grande empatia e poesia, che il pubblico potrà finalmente scoprire con la desiderata apertura dei musei».
La mostra
“Lo scopo principale dei miei disegni è di aiutarmi a scolpire. Il disegno è infatti un mezzo per generare idee per la scultura, per estrarre da sé l’idea iniziale, per organizzare le idee e per provare a svilupparle…Mi servo del disegno anche come metodo di studio e osservazione della natura (studi di nudo, di conchiglie, di ossi e altro). Mi accade anche, a volte, di disegnare per il puro piacere di farlo“, ha dichiarato Moore.
Soffermarsi sull’opera grafica di Moore e sui temi prediletti dall’artista inglese significa allora entrare nel vivo della genesi della sua arte, si legge nella presentazione. Il disegno appare non solo come esercizio preparatorio dello scultore, concentrato a bloccare l’immaginazione per poi comprendere le forme e il loro sviluppo tridimensionale. Emerge infatti, dalla selezione delle opere, una pratica anche autonoma, poeticamente libera, e che comunque sembra indicare con estrema precisione quali siano state fin dalla giovinezza le fonti d’ispirazione naturali per il grande artista, che affermava: “Il profondo interesse che nutro per la figura umana non mi ha impedito di prestare, da sempre, una grande attenzione alle forme naturali come ossi, conchiglie, sassi e così via“.
A partire da un’indagine sul rapporto di Henry Moore con il dato naturale e con i principi di ritmo e forma ad esso sottesi, verrà costruita una narrazione che muove dalla relazione tra l’immagine dell’artista e il paesaggio roccioso, per poi svilupparsi intorno allo studio della natura e delle vicendevoli mutazioni tra elemento naturale e figura umana, fino ad arrivare alla rappresentazione della forma primordiale. L’attenzione per la forza strutturale che soggiace alle diverse conformazioni naturali, unita all’osservazione dell’anatomia umana e dello spazio circostante, costituisce il fondamento di una ricognizione su alcuni motivi iconografici ricorrenti nella produzione grafica di Moore. Tra questi, si distinguono i paesaggi, le rocce, gli alberi, gli animali, i monoliti, le mani dell’artista.
Henry Moore in Toscana
Accanto alla mostra principale ce ne sarà un’altra, nelle sale del secondo piano fino al 30 maggio, dedicata al rapporto tra il maestro inglese e la Toscana e composta di opere provenienti da collezioni private, di documenti e fotografie d’epoca.
«La mostra “Henry Moore in Toscana” aggiunge altra conoscenza al rapporto di amicizia tra l’artista e il nostro territorio – ha detto Sergio Risaliti, direttore artistico del Museo Novecento e curatore dell’esposizione – . Il progetto nasce dalle costole della mostra concepita in collaborazione con la Fondazione Moore e ne vuole essere un importante corollario. Le opere provenienti da collezioni private – tutte acquistate negli anni a ridosso della antologica fiorentina –testimoniano l’intraprendenza culturale e il gusto di amanti dell’arte contemporanea in grado di vedere il bello, la poesia, anche in forme di dirompente novità come quelle di Moore in quegli anni, in una città fin troppo impermeabile alla contemporaneità. Vogliamo definire illuminati quei collezionisti, grazie alla loro intuizione si dette vita alla grande operazione del Forte Belvedere, un vero Rubicone nella storia culturale e sociale fiorentina, e di lì a poco a quella realizzata a Prato che con la velocità e il senso del rischio, tipico della città laniera, seppe aggiudicarsi una delle sculture monumentali di Moore presentate sui bastioni del Forte di San Giorgio».
In occasione della mostra verrà realizzato un mediometraggio per raccontare attraverso testimonianze di personalità del mondo culturale toscano il ricordo della mostra del ‘72 e della presenza di Moore sul territorio.