Realizzata con 3600 kg di ghisa, e alta 4 metri, SHY porta in piazza Duomo a Prato, una piazza del XVIII secolo, i materiali e i metodi della rivoluzione industriale. Antony Gormley utilizza la dimensione per attivare lo spazio e invitare chi ne è partecipe a prendere coscienza della propria posizione, costantemente in movimento nello spazio e nel tempo. Sfruttando una struttura architettonica semplice, SHY vuole evocare la timidezza nella sua stessa esposizione.
Nelle parole dell’artista: “voglio fare qualcosa che sia sicuro della sua presenza come punto di riferimento, ma che all’esame si connetta con il nostro io interiore e si confronti con quelle emozioni umane più timide e silenziose come la tenerezza e la vulnerabilità”.
Antony Gormley (Londra, 1950), ha posto al centro della sua ricerca artistica il rapporto tra il corpo, come sede della mente, in relazione agli spazi architettonici o naturali con cui si relaziona. Egli presta particolare attenzione alla collocazione della sua arte in spazi pubblici accessibili, nel suo lavoro possiamo trovare una forte attenzione alla politica ambientale e sociale che lo caratterizza. Gormley insiste da sempre sul fatto che il silenzio e l’immobilità della scultura sono le sue qualità più forti, che le permettono di essere aperta a tutti i nostri pensieri e sentimenti. In contrasto con la tradizione, secondo cui la scultura sostiene e celebra il potere politico e religioso, il progetto di Gormley cerca di riconoscere e catalizzare l’esperienza soggettiva. C’è sia empatia che umorismo in questo lavoro, con il quale l’artista desidera rianimare il potenziale dell’arte nel regno collettivo per celebrare la vita quotidiana.
L’istallazione dell’opera di Gormley è stata voluta dal Comune di Prato e Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, in collaborazione con l’associazione Arte Continua.