Vinicio Capossela sarà a Prato, sabato 17 aprile 2021, al Teatro Politeama pratese con Pandemonium, il suo nuovo spettacolo.
Fonderia Cultart annuncia un nuovo concerto per il 2021: Vinicio Capossela porterà a Prato, al Teatro Politeama pratese, il suo spettacolo Pandemonium in doppia replica, alle 19 e alle 21,30, sabato 17 aprile. I biglietti sono già reperibili su Ticketone.
Un concerto che unisce Pan, tutto, e demonio: un demonio completo al contrario del pan theos, tutto Dio. Un concerto per i demoni accompagnato da strumenti musicali che insieme invocano il pandemonio, mitico strumento gigantesco, del tipo dell’organo da fiera, completamente realizzato in metallo.
Il pandemonio ha un tono grave e tiene bassa la quota dello spirito, riportando tutto a una dimensione “infera e primitiva”: i suoni sprofondano nella terra, avvicinando ognuno al suo inferno personale.
Pandemonium è anche il titolo della rubrica quotidiana tenuta da Vinicio Capossela durante il periodo di isolamento della quarantena: un viaggio fra le canzoni e le storie che ci stanno dietro, collegate a un’attualità “apparentemente immobile ma in continuo cambiamento”. Pandemonium è anche un concerto narrativo con canzoni scelte in un repertorio che spazia in trent’anni di dischi da quel primo All’una e trentacinque circa, datato 1990.
“Il demone a cui mi riferisco in questo Pandemoium è il dáimōn dei greci – scrive Capossela – L’essenza dell’anima imprigionata dal corpo che è il tramite tra umano e divino. Il destino legato all’indole, e quindi al carattere.
Pan Daimon, tutti i demoni che fanno la complessità della nostra natura, tutte le stanze di cui è composto il bordello del nostro cuore. (Pan e Daimon, tutti insieme).
Il Pandemonium è la somma delle nature nelle loro contraddizioni. Per esempio, ambire all’unione e allo stesso tempo coltivare la clandestinità, avere tensione alla spiritualità e dissiparsi nella carne, ambire all’unità e andare in mille pezzi. Un luogo in cui tutte le nature del nostro carattere hanno voce per esprimersi. Nature che generano cacofonia, il pan panico, la confusione del tutto quanto, l’entropia incessante che ci fa continuamente procedere e separare.
Tutti i dáimōn, come in un vaso di pandora liberati nell’isolamento e nell’insicurezza che ci ha colti nella pandemia. Nuove e antiche pestilenze.
Ma allo stesso tempo il dáimōn è l’angelo, l’entità che fa da ponte col divino. Perché un po’ di divino nell’uomo c’è, pure se impastato col fango e il dáimōn lo rimesta e solleva.
Che musica fa il Pandemonium?
Ho sentito parlare di questo enorme strumento, un grande organo fatto di metalli estratti dalle viscere della terra, dalle creature intraterrestri, i nani che battono e forgiano nelle cavità ctonie, il cui rimbombo ci raggiunge col brontolare del tuono, e provoca il frastuono. Il disordine continua il suo lavoro, fino nelle fibre dell’invisibile e ci modifica incessantemente. Noi cerchiamo di mettere un po’ di ordine, salvare qualche emozione pura, forgiandola in canzone e suonandola in solitudine. Una solitudine amplificata.
C’è sì un compagno, un rumorista intraterrestre, Vincenzo Vasi, ma è lì per fare sentire la mancanza dell’orchestra, non per colmarla. Funge da amplificatore di echi nella solitudine della pancia della balena, durante l’eclissi. Amplifica le sue volte, le sue caverne e i suoi strati. Batte i metalli delle piastre del vibrafono e li fa espandere, come la goccia provoca cerchi quando cade. Suona le voci fantasma nascoste nel Theremin e rigenera i suoni del mondo.
E poi c’è l’intimità del colloquio, così come è avvenuto nella distanza. La narrazione che svela le storie e gli scheletri negli armadi delle canzoni. Un repertorio scelto di volta in volta nei cunicoli scavati in trent’anni di canzoni.
Questa è l’intimità che si propone il nostro incontro pandemoniale in musica nell’estate dei ruggenti anni venti venti”.
Qui trovate le fotografie del concerto di Vinicio Capossela al Politeama, nel 20217.