Un fantasma si aggira per la rete: non è quello che credete, ma un uomo con cappuccio e occhiali da sole che vive fra espansioni, quest e giochi legacy, risolve i misteri di Sherlock Holmes e sa come trattare coi draghi e costruire civiltà. In un periodo come questo, rinchiusi pure nella zona rossa, abbiamo pensato di approfittare della sapienza di TheBoardgameManiac per farci consigliare giochi da tavolo da comprare, giocare e tenere in casa per passare meglio le serate.
Se questi titoli vi interessano, chiedeteli al vostro negozio di fiducia vicino casa. In alternativa trovate un link per l’acquisto online accanto ad ogni titolo.
Cosa possiamo fare se siamo solo in due in casa, e non ne possiamo più di giocare a Uno?
«Secondo me la cosa migliore, soprattutto quando siamo sempre gli stessi giocatori, è cercare uno di quei giochi con la storia: i gioconi a campagna che spesso si chiamano Legacy. I giochi vengono proprio modificati in base alle scelte che fai: in King’s dilemma (link) il tabellone viene modificato con degli adesivi, una volta che i giocatori hanno fatto quella scelta, da lì in poi, il gioco è solo così».
E se voglio fare una campagna diversa?
«Non la puoi fare, la campagna diversa. Questo è il grande problema dei giochi a campagna: molto spesso sono one shot. Hai 20 partite con la storia che si sviluppa, ma chiaramente quando hai scoperto il finale e come si fa ad arrivarci vittoriosi il gioco diventa una scatola che prende polvere. Ci sono cose materiali da modificare, alcune carte da strappare, altre da firmare con la penna. Ce ne sono molti così, uno molto famoso è Pandemic Legacy (link): la storia di una pandemia mondiale. Se nella prima puntata prende fuoco lo stabilimento farmaceutico di Toronto, da lì in poi, anche se è ancora nel tabellone, lo stabilimento non c’è più».
Ora sto per chiedere una cosa che probabilmente è illegale: ma se fotocopiassi tutto e facessi una campagna diversa?
«Tanti lo fanno in realtà, ma ci sono giochi come Sherlock Holmes (link), fatti a storiona, che sono semi-investigativi. Anche se non tratti i materiali come richiesti dal gioco ma arrivi alla fine e sai chi è il colpevole cosa ci rigiochi a fare? Molte case produttrici però hanno trovato il modo, facendo uscire espansioni, di far continuare la storia. Per due giocatori un gioco fantastico di questo tipo è Fiabe di stoffa (link) e va bene anche se ci sono piccoli in giro per casa, dagli 8, 9 anni in su ci possono anche giocare. Sempre di questi qui, di tipo legacy, consiglio sempre T.I.M.E. Stories (link), che puoi giocare anche da solo, o te ne dico uno che ci ha salvato la scorsa quarantena, non è a storia ed ha la partita secca e diverse espansioni interessanti: Wingspan (link). E’ un gioco sull’ornitologia, ma incredibilmente non smetteresti mai di giocarci. E’ un gioco di tipo german, anche se non esattamente: piazzamento, lavoratori, metto l’omino qui e quindi ho come risorsa un uovo; visto che ho l’uovo posso fare altre cose. Uno dei giochi più popolari di questo tipo è Ticket to ride (link), ma Wingspan è molto più interessante».
Se invece avessi dei bambini in giro per casa?
«Fiabe di stoffa va bene, da una certa età in su, ma i giochi da tavolo più seri qui mostrano un po’ il fianco: occorre stare fermi intorno a un tavolo, concentrarsi a lungo e capire certe dinamiche. Nonostante sia in espansione, il mercato dei giochi da tavolo per bambini ci sta ancora lavorando. C’è un gioco meraviglioso che tutti i gamers hanno in casa che si chiama Scythe (link), un vero capolavoro: chiaramente non va bene per i bambini, ma hanno fatto la versione per bambini che si chiama My little Scythe (link), un po’ più fattibile».
E nel caso vivessimo in quattro o cinque nella stessa casa, se non di più?
«Se vogliamo rimanere nel campo dei giochi con la storiona ce n’è uno meraviglioso che si chiama Forgotten Waters (link), funziona come Fiabe di stoffa ma si può giocare fino in sette: tutte le variabili che comporta avere sette giocatori lo fanno diventare molto divertente. Solitamente quando i giocatori sono un bel numero escono fuori sempre gli stessi titoli: Avalon, Lupus in tabula (link), Sì oscuro signore (link) o Dixit (link), che mi piacciono e non mi piacciono, ma ce n’è uno che è un po’ a metà fra un gioco da tavolo e un party game che si chiama Dungeon fighters (link). E’ un gioco da tavolo vero e proprio ma, per esempio, lungo il cammino puoi incontrare il mostro che può essere sconfitto solo se il dado lo tiri col naso o la mano di un altro. Ci si può giocare anche in otto, è carino come meccanica di gioco e si può fare un po’ di caciara. Anche Sherlock Holmes è adatto per i gruppi: ci sono dei casi, dei gialli da risolvere, con una meccanica di gioco molto interessante, libri, modi di visitare parti di Londra e più piste segui più perdi punti e devi capire più velocemente possibile come risolvere».
Mettiamo caso che hai voglia di metterti a giocare: che scatola tireresti fuori?
In questo momento, non so se è perché c’è un’espansione che giace inutilizzata per motivi di pandemia, avrei davvero voglia di giocare a Viaggi nelle Terre di Mezzo (link), il gioco da tavolo del Signore degli Anelli: fatto benissimo e guidato dall’applicazione che ti dice come si comportano i cattivi. Stasera vorrei davvero giocarci. Un altro che ho sempre voglia di fare, ma trovo poca gente con cui giocare perché è un po’ complicato, è Tapestry (link): è della stessa casa editrice, la Stonemaier Games, che ha fatto anche Wingspan o Pendulum. Costano tutti un po’ ma c’è una bellezza nei materiali, carte, token, miniature, che fa quasi venir voglia di fotografare tutto una volta messo in tavola: Tapestry è un gioco di civilizzazione con carte, miniature di edifici o dadi. Oggetti standard per un gioco, ma fatte così bene che danno il doppio della soddisfazione».
Come sei entrato nel mondo dei giochi da tavolo?
In realtà li avevo rinnegati: fin da piccolo sono stato un fissato, ho ancora in casa il gioco di Pac-man che mi è stato regalato nel 1985. Da piccolo ci impazzivo, ero uno di quei bambini per cui il consiglio dei giochi da tavolo che abbiamo detto prima funziona al contrario. Intorno ai 18 anni, fino ai 30, ho avuto una fase in cui dicevo “Mi piacerebbe ancora giocarci, ma non interessa a nessuna delle persone che ho intorno. Metto questa passione da parte e ogni tanto mi farò una partita a Risiko”. Quando poi mi sono ritrasferito a Prato ho incontrato gente a cui piace giocare, quindi è ricominciato tutto: sono sempre stato così, ma per 10 anni ho dovuto mettere questo amore in stand by. La differenza è che quando hai 15 anni hai un budget molto ridotto, quando però la stessa fissazione ce l’hai a 40 anni, e con Paypal comprare le cose è un attimo, diventa un problema!».
Domanda tecnica: dove le tieni tutte le scatole?
«E’ un grave problema, una domanda molto pressante: abbiamo dovuto cercare il modo di fare altro spazio perché è arrivato un ordine di quattro scatoloni e comincia a diventare un problema serio. La mia collezione conta più di 100 titoli: in tanti rivendono o scambiano i giochi one shot, se tenuti bene e con tutti i materiali, ma io non lo farò mai».