Dopo il grande successo della scorsa stagione, a grande richiesta martedì 26 novembre al Teatro Magnolfi alle ore 20.45 va in scena una replica straordinaria di “Stanno tutti male studio, collettivo sull’infelicità individuale“, lo spettacolo che, con il prezioso contributo della rete, riunisce l’ecletticità di Riccardo Goretti, la sensibilità dell’attore/autore/regista Stefano Cenci e la musica e la poesia delle canzoni del cantautore Colapesce. Biglietti da 10 a 15 euro.
Si tratta di una ballata semiseria per ridere delle inettitudini, goffaggini, sofferenze e possibilità del nostro schizofrenico mondo d’oggi, un lavoro che trae spunto dal desiderio di ridare un senso all’abusatissima frase “Sto male” che oggi, dentro il party collettivo e bulimico che è la vita, è diventata un modo per affermare la propria esistenza e meritarsi un posto dentro un’ininterrotta centrifuga di stati d’animo.
Dopo aver usato come strumento di indagine collettiva quel diario segreto ma esposto al pubblico che è internet e averlo trasformato in un confessionale – ‘uno sfogatoio’ – per raccogliere le motivazioni profonde dell’infelicità di svariate persone, questa drammaturgia a tre voci si prefigge di dare forma ad un affresco dell’uomo contemporaneo, o forse una caricatura, per poterne ridere, molto, smisuratamente.
Afferma Riccardo Goretti “Ci sono domande importanti dietro il piccolo spunto iniziale di questo lavoro: “La nostra società sta bene o sta male? E qual è il termine di paragone di questo stare bene o male? Quale è la scala del bene e del male? E i singoli individui stanno bene o male? È poi possibile che stiano bene gli individui di una società che sta male? E viceversa? E poi, in fondo, è mai stato diverso di così? L’essere umano ha mai trovato ha mai trovato pace in vita o è la vita stessa un continuo mutare e una declinazione ad altra vita, passando da continue morti, e per questo portatrice di sofferenza? Ma a queste domande non ci interessa dare una risposta. Noi ci sentiamo più che altro dei ritrattisti, anzi forse caricaturisti, ci interessa fare un affresco, dando voce a questo benedetto uomo contemporaneo, sentire in cosa crede, di cosa ha paura, cosa lo fa stare bene e cosa male e possibilmente riderne, riderne molto, smisuratamente. Perché c’è davvero bisogno per tutti – checché se ne dica – di ridere come bambini, anche senza motivo, di riderci addosso, perché alla fine si vede… stanno tutti male”.