Quando fu presentato al Festival di Cannes nel 1973, La grande abbuffata venne platealmente fischiato e, successivamente, subì pesanti tagli dalla censura per la distribuzione nelle sale. Ma proprio il clamore che si generò intorno al film ne decretò l’inaspettato e consistente successo. Il soggetto, scritto da Marco Ferreri, era semplicissimo ma assai potente, una metafora intensissima della deriva intrapresa dall’opulenta società dei consumi: quattro uomini si radunano in un casa per mangiare fino alla sfinimento, fino a morire.
Per la rassegna Mabuse dedicata a Mastroianni sarà proiettato al cinema Terminale di Prato martedì 5 novembre alle ore 21. “La grande abbuffata – si legge nella presentazione – rappresenta forse il punto più alto della sua collaborazione con Marco Ferreri, con il quale intrattenne anche fuori dal set una stretta amicizia”.
Il cast messo insieme dal regista era sontuoso: Marcello Mastroianni, Michel Piccoli, Ugo Tognazzi e Philippe Noiret, con Andréa Ferréol unico elemento femminile, funzionale a far scattare diversi cortocircuiti durante la folle auto reclusione dei protagonisti. Cibo e sesso: sono questi gli ingredienti principali del film, i quali, distillati ad arte durante più di due ore di visione, diventano gli strumenti privilegiati attraverso cui imporsi, secondo la miope visione dei convenuti, una “dolce morte”.