A Oste (Montemurlo), un’area verde di proprietà comunale è stata appena trasformata in una galleria d’arte all’aperto.
“Fabbriche d’arte”, questo il nome del giardino inaugurato nei giorni scorsi, si trova in piena zona industriale, tra via Milano e via Napoli, ed è un progetto nato alcuni anni fa “dall’intuito di Paolo Brachi, Franco Bertini e Michele Vuolato, un progetto sposato a pieno dal Comune di Montemurlo che ha trasformato in realtà un sogno”, si legge nella nota.
Il Comune di Montemurlo ha creato un viale che collega le due estremità del giardino, le piattaforme per ospitare le varie opere, sono state eliminate le barriere architettoniche ed è stato creato un impianto di illuminazione pubblica per rendere il giardino fruibile anche in orario serale. Entro la fine dell’estate verrà installata anche un’opera realizzata dagli studenti dell’istituto d’arte Brunelleschi.
Gli artisti coinvolti nel progetto, grazie alla mediazione di Franco Bertini, sono tutti legati a Montemurlo o per nascita o per motivi di lavoro e collaborazione: Loriano Aiazzi, Francesco Alarico, Paolo Amerini, Leonardo Bossio, Antonio Bruno, Raffaele Campanale, Myriam Cappelletti, Ivano Cappelli, Cinzio Cavallarin, Cristina Corradi Mello, Tamara Donati, Mauro Gazzara, Fernanda Morganti, Rudy Pulcinelli, Adriano Veldorale.
“Oggi, a differenza di un tempo, non siamo abituati a pensare ai luoghi di produzione come a spazi di bellezza – ha spiegato la critica d’arte Ilaria Magni – Qui gli artisti si sono inventati un percorso per riaffermare cos’è importante per l’essere umano”. Tra le fabbriche troviamo quindi l’opera di Mauro Gazzara che ci parla dell’importanza della memoria, le sfere di Adriano Veldorale che raccontano della lotta tra bene e male, le orme dell’uomo di Leonardo Bossio che rimandano al tema della migrazione, l’opera “Genesis” di Francesco Alarico che afferma l’importanza di scienza e progresso. E poi ancora ci sono la “culla spinosa” di Myriam Cappelletti, la donna unione di forma e colore di Cristina Corradi Mello, , il concerto di Antonio Bruno, , l’albero di Fernanda Morganti, l’armatura con il Pegaso di Loriano Aiazzi, l’irriverenza artistica di Ivano Cappelli e il suo atto notarile di acquisizione di uno spazio del giardino e il totem di legno esposto alle intemperie di Cinzio Cavallarin. Alla progettazione dello spazio ha collaborato anche l’architetto Maurizio Malvizio.