A Simone Ducci, Prato piace: dopo il documentario sulle Cascine di Tavola,il video Discover Prato e quelli sui Cavalieri Rugby torna infatti con un vero e proprio film documentario della durata di 40 minuti circa, Il maestro DiVino che verrà proiettato a Calici di stelle alla Rocca di Carmignano. Ci abbiamo fatto una chiacchierata.
Simone, com’è nata l’idea di questo film?
“L’idea, il canovaccio, è di Leonardo Bigi: dopo aver visto il video che ho fatto sulla Gualchiera, il Cavalciotto e il tessile a Prato proiettato al Museo del tessuto mi ha proposto di fare qualcosa sul vino: lui è un sommelier, e mi ha dato l’idea. Scenografia, sceneggiatura, fotografia e storia poi sono mie. Io sono il raccontastorie, lui è quello che mi da l’idea.”
Quanto ti è costato questo progetto?
“Circa 600 euro: i comuni di Poggio a Caiano (una parte del film è girato alla villa medicea) e di Carmignano mi hanno aiutato, insieme all”Accademia dei Georgofili e all’AIS Toscana. Aggiungiamo anche che le musiche sono dei Nuur, che è distribuito da Blue Penguin, le riprese aeree col drone sono di Fabio Mazzoni e mi ha aiutato parecchio anche Bruno Caverni, il presidente dell’associazione Sommelier di Prato. Ci ho messo un mese perché lavoro anche alla Coop, altrimenti ci avrei messo molto meno”
Puoi dirci qualcosa sulla trama?
“Lorenzo, un fattore interpretato da Fabrizio Buricchi, gestisce vigne e tenute intorno a Carmignano: qui entra in scena Elena, interpretata da Ilaria Mercaldo: una studentessa di enologia che deve fare un tirocinio. Lorenzo la porta in giro per tutto il territorio di Carmignano, e il filo conduttore è dato dalla narrazione di Giovanni Cipriani, professore di storia moderna all’Università di Firenze. Il finale è a sorpresa, non svelo nulla. Gli attori non sono professionisti e sono tutti pratesi, o comunque nati a Prato”
Da dove nasce il tuo amore per Prato?
“Girando per i luoghi che ho filmato per fare il film ho visto posti bellissimi, roba da restare li a guardare e pensare “porco cane”. Siamo in Toscana a tutti gli effetti, qui. Abbiamo posti che non hanno nulla da invidiare alla zona del senese, quella classica da cartolina. Si mangia anche bene, e poi abbiamo il vino: il film è nato anche come scusa per fare vedere alle persone il territorio di Carmignano. A Prato abbiamo un sacco di cose, ma non ci facciamo caso: dobbiamo mostrarle a tutti, invece.”
Cosa hai scoperto durante le riprese?
“Un sacco di cose: nel 1700 per esempio Cosimo III dei Medici fece un bando, dividendo le zone produttrici di vino toscane in quattro aree, una di queste era il Chianti, ovviamente, ma un’altra era Carmignano. Significa che i vini di Carmignano potrebbero essere equiparabili al Chianti! Ci sono dodici produttori in zona, tanto per dire. Non dobbiamo sottovalutare la nostra città.”
Una curiosità delle riprese?
“Tutte le scene dove gli attori bevono vino sono state divertenti: a volte gliele dovevo far ripetere, e loro dovevano bere di nuovo. Alla fine erano sempre tutti allegri…”
Chiudiamo con una nota scritta da Simone, e sotto trovate il trailer del film:
“Il vino di Carmignano ha una storia centenaria ed una indicazione territoriale ben definita; le viti che si trovano su queste colline hanno piegato schiene di generazioni di lavoratori ed appassionati, ed il loro succo era apprezzato quando ancora buona parte delle città che oggi si scorgono da queste colline neppure esistevano.
E l’origine di tutto questo risiede solo nell’arte dell’uomo.
Un’arte che crea un paesaggio, che produce un prodotto, che realizza il “bello” da secoli.
Il film documentario sul vino Docg Carmignano vuole raccontare tutto questo. Attraverso gli occhi di un personaggio, il vero artista del vino, si racconta un territorio e la sua storia.
Il personaggio vive nel quotidiano i luoghi del suo lavoro, tra vigneti, cantine, natura silenziosa, e resti di una storia che corre indietro di centinaia di anni.”