“Fashion Revolution Fair” è la due giorni (22 e 23 aprile, 10-19, ingresso libero) dedicata alla riscoperta della sartoria italiana e del tessile di qualità organizzata da Lottozero, il laboratorio di ricerca tessile messo in piedi da Arianna e Tessa Moroder, in occasione della “Revolution Fashion Week“.
Ci siamo fatti raccontare meglio da Tessa e Arianna cosa vedremo in via Arno nei prossimi giorni.
Come è nato il vostro coinvolgimento con la Fashion Revolution Week?
“Seguiamo l’attività di Fashion Revolution dalla sua nascita perché si pone delle domande riguardo a tematiche centrali per la nostra attività: la qualità del prodotto, la durabilità, la sostenibilità sia ambientale che umana. Come movimento nasce da una tragedia terribile ma in pochi anni è riuscito a attirare l’attenzione a livello globale su temi di cui prima non si parlava. Non parliamo solo dello sfruttamento minorile nelle fabbriche di alcuni paesi, ma proprio di un modello di consumo che non è mai stato sostenibile a livello globale e che deve essere modificato pezzo per pezzo modificato.
Al giorno d’oggi un capo viene indossato mediamente solo sei volte prima di essere gettato via, ma spesso la qualità è così terribile che non resiste neanche ad un lavaggio”.
Qual è l’obiettivo di Fashion Revolution Fair?
“Con la Fashion Revolution Fair vogliamo aprire al pubblico un mondo nuovo. Non solo quello dell’acquisto di tessuti di qualità fatti in Italia da usare per l’autoproduzione di abiti o da portare da un sarto di fiducia, ma anche quello di nuovi sarti e designer che con le loro mani creano capi speciali, personalizzati e di qualità. L’obiettivo è di rendere questo approccio all’acquisto accessibile a più persone possibili. Vogliamo far conoscere sarti giovani e disponibili ai quali ci si può rivolgere in modo informale per creare rapporti a lungo termine e dimostrare che tirando le somme e valutando la qualità del prodotto finale, conviene anche dal punto di vista finanziario. In più, al centro sta l’idea di costruirsi un guardaroba ricercato negli anni senza riempirsi di pezzi inutili stagione dopo stagione”.
Come si inserisce “Fashion Revolution Fair” nel panorama della moda sostenibile?
“Ci sono tante soluzioni alternative al fast fashion: acquistare meno, acquistare vestiti usati, scambiarsi abiti tra amici, prendere abiti in affitto, ma queste soluzioni sono possibili solo con abiti di qualità. Quindi abbiamo scelto con cura i partecipanti, sia dal punto dei tessuti che dell’abbigliamento e ci sentiamo di garantire ai visitatori che il risultato, al di là dell’acquisto, sarà esteticamente molto bello e i contenuti, come la tavola rotonda che si terrà sabato, molto interessanti. Ci piacerebbe fosse un evento per tutti, in cui chi viene possa fare due chiacchiere con i partecipanti e affrontare insieme a loro questi temi, vedere lo spazio di Lottozero, bere o mangiare qualche prodotto di qualità”.
I protagonisti di Fashion Revolution Fair
Chiara Ciabatti per Camiceria Baldini
Eugen Nita
Fabrics: Aviem Tessuti, Tex Ingro, Textus