“Robot Fever” è il titolo della mostra che dal 14 aprile ( fino al 10 settembre) sarà ospitata nelle sale giapponesi appena restaurate del museo Stibbert di Firenze.
“La mostra indaga tutta una tipologia di inedite opere frutto della rinata industria del giocattolo novecentesco ripercorrendo la storia e l’evoluzione del giocattolo nipponico a partire dal successo interno fino all’esplosione del fenomeno a livello internazionale”, si legge nella presentazione.
Tradotto, significa che accanto alle antiche armature dei samurai conservate nelle sale giapponesi del museo ci saranno anche alcuni personaggi entrati nell’immaginario collettivo come Jeeg, Goldrake e Daitarn, solo per citarne alcuni. Personaggi che, a partire dagli anni ’70, “sono ricalcati su quelli tradizionalmente associati agli antichi guerrieri samurai che, dopo un periodo di eclissi nell’immediato dopoguerra – continua la nota – ritrovano il favore del grande pubblico”.
“Robot Fever” è quindi “imperniata sul confronto tra i vari elementi che costituiscono le armature dei samurai conservati nella collezione giapponese del Museo Stibbert e l’interpretazione datane dai designer maggiormente influenzati dal loro gusto estetico – conclude la nota – Ripercorre le tappe salienti dell’evoluzione stilistica dei robot a partire dagli anni ’50 fino ai giorni nostri”.
“I produttori (dei robot ndr ) – spiega la nota – li lanciano sul mercato con la notizia che sono prodotti nella fantastica lega con cui erano realizzati i robot nei fumetti: il mitico chogokin che riportava alla mente i leggendari acciai giapponesi utilizzati per costruire le armi indistruttibili dei samurai. Inizia così l’era dei chogokin”.
Maggiori informazioni sul sito del Museo Stibbert