Chiunque a Prato si occupi di patrimonio industriale o abbia una smodata passione per gli spazi industriali abbandonati e non, prima o poi si imbatte nella “Città abbandonata”, compendio delle fabbriche storiche di Prato datato 1984 a firma Alberto Breschi.
Più di trent’anni dopo, sull’onda di una ricerca avviata nel 2015, l’artista Chiara Bettazzi di Studio Corte 17 lancia “Industrial Heritage”, un vero e proprio laboratorio di mappatura delle strutture industriali a Prato e in Val di Bisenzio realizzato insieme all’architetto Federica Cerella, alla sociologa Chiara Soldà e all’archeologa industriale Stefania Biagioni.
Com’è nato e cos’è “Industrial Heritage”
“Da anni, prima con “Diari Urbani” e poi con “TAI”, Studio Corte 17 indaga il patrimonio industriale di Prato attraverso le arti visive – comincia Chiara Bettazzi – “Industrial Heritage” e il suo lavoro di mappatura arriva così come un’evoluzione naturale, grazie all’incontro con Federica, Stefania e Chiara, tre professioniste che hanno scelto il patrimonio industriale di Prato per le proprie tesi. Industrial Heritage – conclude – è quindi un progetto di studio le cui basi scientifiche serviranno per indagare il patrimonio industriale attraverso le arti visive”.
Le 120 strutture industriali censite fino a questo momento sono state individuate grazie alla collaborazione dell’ufficio urbanistica oppure attraverso delle vere e proprie esplorazioni urbane. La mappa però non raccoglie solo strutture abbandonate. “Il progetto prevede la mappatura di tutte le strutture industriali esistenti – spiega Federica Cerella, 27 anni – da quelle in rovina a quelle ancora in attività, passando per quelle che sono state convertite a usi diversi da quello industriale, quelle sottoutilizzate o semplicemente abbandonate. Per ogni struttura, si potrà trovare l’ubicazione, la documentazione fotografica e la storia così come siamo riuscite a ricostruirla”.
A cose serve un catalogo del patrimonio industriale pratese
Parlare di fabbriche a Prato significa parlare della storia di una città intera. E negli ultimi anni significa soprattutto vagheggiare un’età dell’oro ormai lontana nel tempo. “Industrial Heritage” non sembra avere nulla a che fare con questo approccio.
“Il patrimonio industriale di Prato rappresenta la storia dei suoi abitanti ma nessuno ha ancora provato seriamente a sfruttarlo per avvicinare le persone – spiega infatti Chiara Bettazzi – eppure questi spazi, che siano in rovina o ancora utilizzati, rappresentano un patrimonio di scenari, scorci e immagini dal richiamo internazionale”.
“Per questo vogliamo rivolgere un appello a tutti i pratesi perché ci aiutino a completare la mappa – continua – integrandola fornendoci indicazioni di strutture non ancora censite oppure informazioni aggiuntive su quelle già presenti”.
Tutte le informazioni sul sito di Industrial Heritage. Per contattare “Industrial Heritage”, inviare una mail a [email protected]
Chiara Bettazzi sarà a Bologna il prossimo 8 aprile ospite del Museo del Patrimonio Industriale per presentare il progetto “Tuscan Art Industry” (TAI) al convegno “Per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio industriale italiano: dispositivi di tutela, strumenti urbanistici, collaborazione associativa”, organizzato dal museo bolognese insieme a AIPAI (Associazione Italiana Patrimonio Archeologico Industriale) e Save Industrial Heritage.