6 Maggio
Un lungo viaggio Firenze-Francoforte-NewYork. Per fortuna che sull’aereo c’è Django Unchained. Casa dolce casa, sì quello è il Central Park.
7 Maggio
La prima sera, tutta luci, schermi a led e neon. Forse siamo al centro del mondo, o comunque tutte queste luci consumano come se lo fossimo.
8 Maggio
9/11 è la data che qui nessuno si è dimenticato, l’acqua entra in un buco nero di cui non si percepisce il fondo. Le piscine creano un vuoto dove un tempo c’era un pieno: le twin towers. Ti fa riflettere, almeno fin quando non arrivi al gift shop dove trovi tutto targato 9/11, anche una Harley Davidson bianca, cromata e lucidata. Ah, la mattina siamo andati al Metropolitan. Tanta roba. Anche nel vero senso della parola. Talmente tanta che non ce l’abbiamo fatta a vederlo tutto.
9 Maggio
Mattina al MoMa: amazing. Pomeriggio prove alla New York University, l’accoglienza è calorosa, sentiamo i nostri pezzi suonati da un ensemble di studenti della NYU diretto da Esther Lamneck e poi io e Samuele facciamo una masterclass dove spieghiamo, col nostro inglese piuttosto precario, il processo di scrittura del brano “spaccato”. Poi lo suoniamo. Viene bene. Domande? La sera andiamo a vederci un djset al “Flat”, un locale underground nella parte più underground di NYC, Brooklyn.
10 Maggio
Mattina prove per mettere a punto alcune cose sul brano di Gelareh “Speranza di Primavera”, poi ci fanno fare un giro nei locali della NYU. Sale registrazioni da centinaia di migliaia di dollari, studi super insonorizzati per la sperimentazione sonora (32 casse!)… e la cosa sorprendente è che gli studenti le usano davvero quando vogliono! Nel pomeriggio passeggiamo sull’High Line, una vecchia linea ferroviaria soprelevata riconvertita a parco, soprelevato anch’esso. Geniale.
11 Maggio
Day off. Facciamo un giro ad Harlem dove incontriamo un pavone albino (?) e poi attraversando un ponte a piedi arriviamo nel Bronx. Non sembra pericoloso come lo descrive Spike Lee, la gente al contrario è molto sorridente e ci indica la strada per raggiungere lo Yankee Stadium, tempio del baseball.
12 Maggio
Prove generali in teatro. Qualche problema tecnico con un feedback che non riesco a togliere sul live electronics. Poi mettiamo dei microfoni dinamici al posto di condensatori e vola tutto. Le bici a NY son veramente fighe. Sulla falsa riga delle nostre “Bianchi” da corsa, molti new yorkesi si spostano nella città con queste meraviglie.
13 Maggio
Il giorno. Quello per cui siamo venuti fin qua. Il concerto va che è una meraviglia. La scaletta è molto varia e serrata, mi destreggio tra performance sul palco e live electronics dalle retrovie. Poi alla fine si chiude in bellezza con “La t e n c y” il mio brano per ensemble e fixed media sicché posso tranquillamente godermelo sulle morbide poltroncine viola. Dopo il concerto perdiamo qualche train (the A train), attendiamo qualche altro, siam sfiniti ma contenti, e scattiamo delle foto per non addormentarsi.
14 Maggio
Il giorno dopo. Relax a Coney Island, la penisola dei “Guerrieri della notte”. Vento e sole, area decadente, parco giochi un po’ abbandonato un po’ semplicemente chiuso. Facciamo una passeggiata sulla spiaggia, il mare è sempre il mare anche se sei dall’altra parte dell’atlantico. Ci prendiamo una birra e delle patatine fritte e bivacchiamo sulla passeggiata in legno, con le birre rigorosamente nella busta di cartone.
15 Maggio
La giornata è piuttosto grigia, passeggiamo sul Brooklin bridge, prendiamo il ferry gratuito per Staten Island mentre osserviamo la statua della libertà, qualche acquisto in un paio di negozi di Cd usati (i negozi di cd usati son sempre la cosa che cerco quando vado in una città straniera, lo so è una patologia). La sera andiamo all’Apollo theater ad Harlem, teatro culla del Jazz. Il fatto è che di Jazz non ci fanno ascoltare praticamente nulla, solo una specie di Corrida con dilettanti allo sbaraglio condita con bands e gag all’americana. Risate.
16 Maggio
Andiamo al Moma PS1, un distaccamento del Moma che si trova in una ex Public School a Brooklin. Piccolo, poco frequentato, artisti giovani, arte contemporanea fresca (una delle installazioni in particolare è freschissima, un ghiacciaio islandese tenuto in vita in una stanza a -4° c), location molto underground. Siamo a Berlino? Pranzo a chinatown in ristorante vietnamita. Mi sento a casa.
17 Maggio
Prepariamo le valige ma prima di partire rifacciamo un salto al Metropolitan per vedere qualche sala che ci mancava, soprattutto la temporanea sul Punk. “Questo è un accordo, questo il secondo e questo un altro, ora metti su una band”. E finiamo con un Central Park che intravede il sole, tra scoiattoli, campi da tennis e maratoneti improvvisati. Ossigeno.
N.b. In testa ancora Gershwin e i primi memorabili fotogrammi di Manhattan di Woody Allen.