L’Austria ha appena cominciato ad applicare il tetto giornaliero ai richiedenti asilo nonostante la dura condanna delle istituzioni europee, mentre la Macedonia, da ieri, ha improvvisamente deciso di chiudere i propri confini anche ai migranti afgani, una delle tre nazionalità – insieme a iracheni e siriani – alle quali era ancora permesso di poter continuare la fuga per la vita. Queste le ultimissime brutte nuove dal fronte caldo dell’immigrazione, la grande tragedia umana che sta coinvolgendo e affossando l’Europa intera.
Il campo di transito di Idomeni, in Grecia, è dunque da ieri nuovamente assediato da migliaia di persone sorprese da questo ennesimo cambiamento ufficioso del governo macedone nelle politiche di ammissione a varcare il confine per procedere spediti verso Tabanovce dove passare poi in Serbia. Già a novembre, il 19, in seguito agli attentati di Parigi, i paesi balcanici avevano improvvisamente chiuso le frontiere a tutti, permettendo il passaggio solo a chi provenisse dalla Siria, dalla Libia e dall’Afghanistan, appunto, paese ora tagliato fuori. Una decisione, quella di Skopje, che pare arrivare solo quale reazione alla decisione della Serbia di fare altrettanto.
Ci sono alternative alla chiusura dei valichi di frontiera? Una domanda che implica una riflessione profonda e strutturata che con grande professionalità ed empatia è riuscito a portare avanti Gad Lerner, nell’ultimo incontro del ciclo ideato dal Museo Pecci “Uomini in guerra”. Se ve lo siete perso, eccovi il video integrale ”In migrazione permanente”, la conferenza tenutasi martedì scorso nell’aula magna del Buzzi. Ne vale davvero la pena.