Firenze è ‘La Capitale Del Male’, non perché sia piena di crucchi coi sandali, di macchine accatastate o di una superbia immobile da secoli, quanto perché da essa sorge l’album che porta tale titolo, partorito dalla band col nome più bello della storia, gli Hate & Merda.
Il duo fiorentino presenta fisicamente al mondo questa creatura, sulla quale in molti hanno voluto apporre la propria etichetta: Dischi Bervisti, Sangue Dischi e molte altre label più o meno influenti, fino naturalmente a Dio))) Drone, della quale gli Hate & Merda sono una diretta emanazione. Come dicono le persone laureate da Starbucks, si tratta di un release party, un battesimo in una chiesa consacrata solo all’underground, cioè il Next Emerson, verso il quale mi reco come stessi guidando in direzione R’Lyeh, dimora lovecraftiana del potente Cthulhu.
A questo rito pagano sono stati invitati a partecipare gli Storm{o}, gli Holiday Inn e i Marlon Brando, ma soprattutto l’intera scena sotterranea della zona, chiamata a raccolta per un avvenimento importante. Nell’underground non si accorre semplicemente per divertirsi, ma per partecipare, per supportare, per essere porzione di un’opera che vive della coscienza del suo stesso pubblico. L’accoglienza dell’Emerson è sempre avvolgente, di una grandezza inversamente proporzionale rispetto al prezzo delle birre in vendita, variopinta come le pareti dei locali e dei cessi, i cui muri offrono sempre interessanti letture durante la minzione post pinta.
C’è già un gran brulichio quando i Marlon Brando inaugurano in punta di piedi il concerto, portando al pubblico il proprio stile ambient, delicato, un desert sound che si avvale unicamente di batteria e di una chitarra, oltre ad una montagna di effetti. L’atmosfera cupa ed elegante nasce dai pezzi appena pubblicati da questa band di zona nell’album omonimo appena uscito, sempre per Dio))) Drone.
Il climax creato dal duo in questione traghetta la folla verso l’impatto con i romani Holiday Inn, ancora una coppia, ma che si muove all’insegna del synth e di un’attitudine punk. Saranno la giacchetta bianca e la t-shirt della Cambogia indossate dal cantante, o il suono noise-punk che esce dalle casse, fatto sta che mi sembra di essere al Sound nella Berlino degli anni ’80 e dell’eroina. Lo show è notevole, le ritmiche elettroniche fanno muovere la gente, che ha una gran voglia di fare casino. Lo stile vintage e kitsch che si unisce al moderno minimalismo rende questa band veramente interessante e per niente scontata, considerata anche l’attenzione che sa catturare con l’energia riversata sul palco, compreso un lancio di volantini e uno spogliarello: il cantante infatti si ignuda mostrando il busto scritto con un pennarello, facendo impennare il coefficiente punk di questo show.
Alla fine del concerto, sul palco restano a terra una decina di sigarette scoppiate dai due durante questa mezz’ora, ma niente in confronto a cosa sta fumando nell’aria, densa di attesa per la band perfetta per questo momento ricco di vitalità alcolica. Gli Storm{o} da Belluno sono una band che vanta meritatamente grande stima in Italia e all’estero, e che già si è fatta apprezzare più volte dal vivo fra Prato e Firenze, ma che ogni volta regala emozioni forti e imperdibili. Il pit finalmente si spalanca in tutta la sua furia sotto al palco; spunta nel mezzo anche un carrello del supermercato, che con gente dentro viene issato per una sessione di crowd surfing versione Esselunga. Gli Storm{o} propongono diversi pezzi ancora inediti e il volo del carrello si ripete causando anche morti e feriti, credo. Il post-hardcore della band è veramente travolgente, caotico nei suoni al punto giusto per far impazzire tutti in un dinamismo incontrollato.
Adesso l’aria è incendiata, le porte dell’inferno spalancate, tutto è pronto per gli Hate & Merda e la loro disturbante avanguardia sonora. Chitarra, batteria e passamontagna, le urla di Unn2 scuotono le anime dei presenti, facendo riflettere sul Male, sulla sua presenza in ognuno di noi e sulle sue sfaccettature. Un’estetica noise, drone, punk, sperimentale, che attanaglia e fa sprofondare in un’angoscia vitale e necessaria. Uno stile che ha facile presa, che poggia il proprio successo sul lavoro di anni portato avanti da Dio))) Drone, un faro assoluto nel panorama underground fiorentino.
Lo scenario apocalittico sul palco e in sala viene smorzato solo dal tasso alcolico di un tipo che si fa avanti inneggiando a Fiorella Mannoia, ma ben presto l’invasione di palco viene completata da alcuni altri che vogliono urlare nel microfono. Non tutti sono pronti ad apprezzare come positivo tutto ciò, quanto piuttosto minaccioso, inconsapevoli della portata fuori dagli schemi e dai tabù, oltre dell’essere pacioccoso e amichevole degli stessi protagonisti. Mentre sulla Terra, all’interno dei club, si sta tenendo dell’intrattenimento musicale, qui nel mantello sottostante tutto si muove e prende forma nella sostanza. Ascoltare gli Hate & Merda all’Emerson è come leggere il Lacerba o un’altra rivista d’avanguadia nella Firenze del secolo scorso, scritta stavolta tutti insieme, in un Family Day del Male.
Foto: Alessandro Baldoni