Dal punto di vista mediatico è stata una settimana difficile per la giunta Biffoni, e forse proprio per questo è stata la settimana che ha fatto registrare qualcosa di nuovo nel governo della città. Uno scarto rispetto al passato che sembra arricchirsi di significato se consideriamo che a breve conosceremo il nome dell’azienda cui è stato affidata la promozione del brand Prato, operazione ritenuta cruciale per il rilancio della città e che fonti molto vicine al sindaco vogliono affidata a un noto nome del settore che poco o nulla ha a che fare con Prato. Poco male quindi se nei prossimi giorni, come sembra, pioverà da Mediaset un’altra staffilata sull’eroina: in piazza del Comune hanno saputo reagire con forza alla figuraccia nazionale prodotta da Striscia La Notizia, non c’era molto altro da fare, e sembrano aver imparato la lezione mettendosi al riparo da un altro servizio del genere. Anche se bisogna dire che all’immagine della città non basterà certo solo un buon lavoro di narrazione per cambiare i propri connotati nel breve periodo.
Però lo scarto c’è stato e sembra proprio si debba imputare alla televisione. Striscia La Notizia sembra infatti riuscita a fare quello di cui non era stata capace la volta precedente (servizio sulle prostitute cinesi) e che solo ogni tanto riesce agli articoli dei giornali locali. Far arrossire di vergogna anche i politici. Troppo brutte e ben note le immagini dei reietti buttati sui materassi nei garage sotterranei, troppo squallore e troppo disinteresse reiterato per non indignare i milioni di italiani di fronte al televisore, pratesi compresi. Assuefatti ai loculi-dormitorio, agli abusi edilizi nelle fabbriche, alla convivenza forzata e illegale tra uomo e macchina (con tutte le conseguenze sanitarie del caso), dobbiamo però al servizio del tg satirico anche il recupero e il rilancio mediatico di un dettaglio che forse è stato lasciato in disparte per troppo tempo: le due miserie dell’illegalità, quella di cui si nutre e quella che alimenta, stanno uscendo dai capannoni e invadono la città.
Ce ne siamo accorti da tempo con le discariche abusive, contro le quali sembra davvero si cominci a far qualcosa di efficace, e ce ne siamo resi conto ancora di più negli ultimi sette giorni. Parole come ‘garage-dormitorio‘, ‘macello abusivo‘, ‘baraccopoli’ e ‘bidonville‘ fotografano una realtà che sembra avere poco a che fare con il moderno occidente ma che invece sono l’istantanea di una complessità tutta pratese di cui è bene prendere coscienza una volta per tutte e agire di conseguenza.
La settimana si apre con la notizia del sequestro di un macello abusivo in via Filzi, uno dei tanti esercizi abusivi sequestrati nell’ultimo anno, ma è con il servizio di Striscia quella sera che comincia davvero una delle settimane più complicate dal punto di vista mediatico della giunta. Mercoledì arriva puntuale il sequestro dei garage-dormitorio denunciati in tv e subito dopo le cronache riportano di una altro intervento, se programmato o meno non è dato saperlo: la scoperta e il sequestro di una baraccopoli o bidonville a San Paolo. Più tardi, arriva il sequestro del pollaio abusivo che riforniva il mattatoio scoperto lunedì. Si arriva così a giovedì, la giornata cruciale della scorsa settimana. Di prima mattina, i giornali documentano la demolizione dell’accesso al bastione del Serraglio usato dai tossici per andare a bucarsi in santa pace. Più tardi, il cerchio si chiude con il sindaco che firma, fonti interne al Comune dicono contro il parere dello stesso Prefetto, l’ordinanza di chiusura per 12 mesi del negozio crocevia dello spaccio in via Santa Margherita. Il negozio era già stato chiuso per venti giorni alla fine di ottobre ma l’ordinanza ne impone la chiusura per un periodo così lungo da apparire un provvedimento definitivo.
Insomma, se gli interventi dei giorni precedenti potevano essere letti come mere reazioni alla figuraccia nazionale o interventi di ordinaria amministrazione, l’ordinanza segna invece una vera e propria svolta per la gestione Biffoni. Un gesto forte, concreto e atteso da molti, con il quale si è cercato di tornare sul sentiero seguito da un anno a questa parte: quello di una nuova politica che si prende in carico e cerca di risolvere i problemi della città.
L’ordinanza sembra un messaggio con cui si è voluto ribadire due concetti in un colpo solo. Il primo è la capacità di dare risposte concrete alle lamentele di residenti e commercianti della zona, anche se tutti sanno che non risolverà l’emergenza droga in centro e che forse non durerà nemmeno un anno. Il secondo, politico, è che il confronto con il precedessore è saltato del tutto e in modo chiaro e semplice: l’attuale sindaco è riuscito là dove non è riuscito l’altro: chiudere il negozio diventato ormai simbolo del degrado in centro storico. Dopo un anno e mezzo di progetti destinati a cambiare volto alla città sulla media distanza (dall’ex ospedale al sottopasso, dal parco fluviale alle iniziative di partecipazione fino al nuovo piano operativo) questa ordinanza sembra la prima dimostrazione di una giunta disposta anche ad alzare la voce pur di imporre la propria visione della città. Se volesse esserlo sul serio, adesso potrebbe cominciare davvero #unaltrastoria.