Mr. Facebook, sul secondo più importante quotidiano americano, lancia una mega-lobby della conoscenza finalizzata allo sviluppo economico. Primo argomento all’ordine del giorno: una nuova legge sull’immigrazione. Non una legge che stringa le maglie ma una che consenta di attrarre persone, talenti. Il super nerd super miliardario è un filantropo? Un amante dei sans-papiers? Temiamo di no, temiamo sia solo lungimirante e che guardi preoccupato alla sua azienda piombata in borsa, ed in borsa oggi piombata, a corto di smanettoni con idee al vetriolo.
Nel frattempo, a distanza di diecimila chilometri, nell’imbalsamata Prato, da anni si discute noiosamente del defunto (concetto?) distretto parallelo. Una di quelle cose che avrebbe potuto partorire la prima repubblica e far contento Eugenio Scalfari: il distretto parallelo, le convergenze parallele, il finanziamento (parallelo) ai partiti, la parallela strategia della tensione, Giovanni “parallelo” Goria. Et similia.
Un’invenzione della mente, il distretto parallelo, fatta crescere sull’onda di sapiente propaganda in vista delle elezioni del 2009, poi carsica inabissatasi per far posto agli affari business as usual anche con il simbolo di partito, oggi in procinto di farsi nuovamente largo in vista della prossima scadenza che è dietro l’angolo, a san Silvestro si arriva in un soffio.
Domanda: cosa ne pensa il M5S della presenza migrante in genere ed in particolare della nostra Chinatown?
Sappiamo cosa ne pensa il centro-destra. Sappiamo cosa ne pensano le 47 (the dead’s talking) correnti del PD. Sappiamo cosa ne pensano i retori della fratellanza universale eppure manca di conoscere l’opinione dell’organizzazione perfettamente demotirannica che risponde soltanto al Gianroberto. Fa simpatia, il Gianroberto. Gli amici, al bar del Gianroberto, dicevancheeeeraunmago. Ad occhio, meglio sarebbe il suo pericolosissimo modello di riferimento MZ.
Ivanlendl