Ci vorrebbe un’azione di classe contro chi ha tramortito il PD sulla pelle della Presidenza della Repubblica, sulla pelle dell’istituzione parlamentare, sulla pelle di una società che sta soffrendo come un cane e che non trova sbocco nella rappresentanza ed anzi a quella – basita – guarda come si guarderebbe un marziano a Roma. Un marziano ostile, per giunta.
Siamo tutti preda della camera oscura chiamata catafalco, delle fotografie i-pad i-phone5 sventolate sotto il naso di investigatori che neppure hanno posto la prima domanda e già si rigirano increduli l’alibi farlocco tra le mani, siamo preda di un’isteria mascherata da sapienza tattica, siamo preda di noi stessi, dell’incapacità di sopravvivere al proprio tramonto, siamo preda dell’ostinazione con cui giochetti banditeschi sono travestiti da lungimirante interesse nazionale.
Non è obbligatorio credere alla presunta regola che vuole la società civile migliore della società politica, eppure si sta facendo di tutto per farla passare per verità scientifica a prova di bomba e non per luogo comune.
Dopo aver tentato l’accordo con questo centrodestra a spese di uno come Marini, mesopotamico ma rispettabile, dopo aver ucciso il fondatore del PD come neppure in Danimarca si sarebbe osato fare, dopo aver chiesto ad un abilissimo Presidente della Repubblica di 87 anni di restare al suo posto fino alla strada che conduce oltre la biologia, dopo tutto questo, ci vuole una tenacia, una testardaggine, una convinzione non comune per continuare a credere nel progetto di un PD nato tardi eppure sotto grandi auspici. Oppure ci vuole una certa dose di stupidità e sarebbe bastevole fosse inferiore di gran lunga a quella mostrata negli ultimi giorni.
Sicuramente, non possiamo che reagire da subito. Anche a livello territoriale. Fosse anche per decidere che il PD è vivo (viva il PD).
Sicuramente, non possiamo far passare l’idea, trapelata da alcune parti e che si può archiviare come vergognosa, che tutto questo sia colpa dell’inesperienza dei gruppi parlamentari, di chi è al primo passo, di coloro – insomma – che sono passati dalle primarie. Sarebbe l’ennesimo colpo a quella cosa che si chiama onestà intellettuale. Mai andata di moda durante le elezioni del Presidente della Repubblica, si dirà. Vero. Basta ricordarsi che alle volte finisce in disastro.
Gerard