Scommessa ampiamente vinta, quella di portare Mannarino al “Settembre – Prato è Spettacolo” (guai a chiamarlo Settembre Pratese, si rischiano querele). Una Piazza del Duomo così gremita per un concerto probabilmente non si era mai vista. Oltre 4300 le presenze, alla faccia dei gufi che preannunciavano torvi presagi. E invece no.
Prato ha salutato Mannarino con un grande abbraccio di folla, di grande devozione e grande calore. E l’artista, il cantastorie, ha ricambiato, imbastendo in piazza Duomo un grande spettacolo di canzone d’autore tra novità e tradizione, tra Califano e De André, tra un Tom Waits borgataro e un Bukowski in crisi mistica (e non ho nominato Capossela).
Mannarino in questo tour intitolato “Corde 2015” va raccontando le sue storie ispirate e non prive di commovente retorica popolare – e ce ne fosse, di quella retorica lì. Giuda, il carcerato, l’Osso di seppia e la divinità Deija, tutti presenti nel grande circo del cantastorie. E poi tutti a ballare rumbe magiche, e a cantare serenate lacrimose, fino all’inevitabile ‘mbriacata al Bar della Rabbia. Bella serata. Autentica e popolare. De core.