“Dentro questo carcere non si era mai vista una cosa del genere, e tutto questo fa benissimo ai nostri detenuti”: sono le parole di un’esterrefatta Antonella Basile, responsabile delle educatrici della Dogaia di Prato, al termine del concerto di Bobo Rondelli ieri sera nella casa circondariale di Prato.
Il cantautore livornese riesce ad “abbattere” le barriere create dalla location che lo ha visto protagonista di un’imprevedibile serata. Rondelli (come avevano già fatto Paolo Benvegnù e Peppe Voltarelli prima di lui) ha tenuto due concerti nella giornata di ieri: uno per i carcerati e un altro per il pubblico esterno assieme al gruppo di detenuti che lavorano col collettivo Metropopolare che, in collaborazione col Comune, ha organizzato il concerto. Tra pezzi del suo repertorio, battute irriverenti sul carcere, donne e religione, omaggi alla musica italiana e al rock, il cantautore di Livorno ha fatto salire sul palco anche alcuni detenuti per improvvisare qualche pezzo con la sua band.
Che Rondelli non sapesse stare “rinchiuso” dentro agli schemi è risaputo dai suoi fans, e così è stato anche in una situazione come il carcere: ecco allora che il concerto si trasforma in una festa, una festa contro il pregiudizio.
Tutti in piedi (detenuti e esterni assieme) a ballare sotto al palco: l’atmosfera sembrava essere quella del finale del film The Blues Brothers e Rondelli era il John Belushi della Dogaia. “Stasera speriamo di aver fatto vivere una bella esperienza e portato un po’ di attenzione dentro a questi luoghi, molto spesso a misura di animale, più che di esseri umani”: le parole che concludono il concerto del cantautore livornese alla Dogaia.