L’edizione 2015 di “Contemporanea Festival” si farà anche nei nuovi e avveneristici spazi del Museo Pecci. A rivelarlo al Tirreno, l’ideatore del festival Edoardo Donatini.
La tredicesima edizione di “Contemporanea”, che ogni anno porta a Prato spettacoli e performance da tutto il mondo, aprirà i battenti il prossimo 25 settembre per concludersi il 4 ottobre. Il fantascientifico budello bianco disegnato da Maurice Nio farà quindi da sfondo ad alcune delle performance del festival, trasformando in realtà le ipotesi venute fuori durante l’incontro tra Pecci, assessorato alla cultura e associazioni pratesi lo scorso 25 marzo.
In quell’occasione, sollecitato dai presenti sulla possibilità di lavorare di concerto con le associazioni pratesi, il direttore del Pecci Fabio Cavallucci spiegò che il museo aveva da tempo l’idea di organizzare a Prato un vero e proprio festival dell’arte italiana e che proprio il “Contemporanea Festival”, il cui modello avrebbe voluto adottare per quel progetto, poteva essere l’occasione giusta per presentare alla città il frutto di un primo lavoro “corale” tra museo, associazioni e altre realtà culturali pratesi.
E’ un altro passo del nuovo corso inaugurato da Cavallucci per il museo Pecci. In attesa del ritorno alle sue piene funzioni museali e della riapertura vera e propria prevista nella primavera del 2016, il Pecci cerca in tutti i modi di diventare un vero polo culturale, non solo museale, della città. Una vera e propria casa della contemporaneità.
A questo si deve la fitta programmazione di incontri e conferenze (a pagamento e non) che da settembre scorso attirano appassionati e curiosi su temi che vanno dall’arte alla musica e che passando dall’architettura hanno trovato la loro massima espressione nell’incontro con il sociologo Zygmunt Bauman. Incontri che ruotano intorno all’oggi, alle molteplici sfaccettature della contemporaneità come ci si aspetta da qualsiasi iniziativa messa in piedi da un museo d’arte contemporanea e che, appunto, sembra aver trovato un partner ideale in un festival che ha lo stesso soggetto.
L’arrivo al Pecci di “Contemporanea”, e l’utilizzo di altri spazi oltre ai consueti Fabbricone, Spazio k e teatro Magnolfi, strizza l’occhio anche a un’idea che il suo stesso ideatore, Edoardo Donatini, propone da tempo. Quella di un sistema culturale unico per una città che ha sempre fatto della contemporaneità il suo marchio di fabbrica.
“Il sistema culturale – spiegava Donatini – è un sistema economico, di professionalizzazione, di formazione, di accesso alla comunità in senso trasversale“. Donatini ne parla in un’intervista rilasciata a Pratosfera lo scorso anno. “Questa città ha una sua identità culturale o almeno un suo modo di approcciarsi alla cultura che è basato su due cardini – aggiungeva – il primo, come è sempre stato storicamente, è quello di carattere produttivo e legato alla formazione. Il secondo è quello legato alla contemporaneità culturale: questa è una città che ha sempre investito in senso contemporaneo, non a caso abbiamo il primo museo d’arte contemporanea e un teatro stabile“.
Con un forte indirizzo di intenti e un’ottimizzazione della gestione degli spazi già esistenti, Prato ce la potrebbe fare perché “Noi non è che non abbiamo un sistema, non lo abbiamo mai fatto diventare un sistema – concludeva Donatini – ci sono tutti i livelli e gli elementi, ma questi ingredienti nessuno li ha voluti mettere nello stesso piatto. Se questo avvenisse, io penso che la faccia di questa città cambierebbe, potremmo anche capire in maniera più facile che tipo di teatro dobbiamo fare, che tipo di museo dobbiamo creare“. Leggi l’intervista completa.