Telegrafico: Giovanni Lindo Ferretti essenziale.
Scelta forzata. Tutta la discografia è in qualche modo essenziale. Ogni scelta lascia scontenti.
Il criterio – forzoso – è di un pezzo ad album. Di un pezzo, ed uno solo, per ogni produzione. No live o raccolte. Cronologico. Via.
1984 – SPARA JURIJ
Nasce a Berlino l’unico inno punk italiano. Le certezze auspicate sono un piano quinquennale e la stabilità. I dubbi sono tutti qua. Spara Jurij spara. Spera Jurij spera. Felicitazioni.
1985 – MORIRE
La morte è insopportabile per chi non riesce a vivere nell’Emilia paranoica.
1986 – IO STO BENE
E’ una questione di qualità. O una formalità, non ricordo più bene. La cura per la noia mortale ancora non esiste. Trafitto sono, trapassato dal futuro. Ho fragili desideri, a volte indispensabili, a volte no.
1987 – A JA LJUBLJU SSSR
L’apice del filosovietismo. Esiste, lo so. La prima volta fa sempre male. Io non adoro quello che voi adorate, né voi adorate quello che io adoro. Nuovi stati di agitazione.
1988 – SVEGLIAMI
Io sono perso, sono confuso, tu fammi posto, allarga le braccia. E intanto Paolo VI non c’è più, è morto Berlinguer, qualcuno ha l’AIDS, qualcuno è pre, qualcuno è post senza essere mai stato niente. E tu mi vuoi fedele a te, all’avanguardia, alle novità… Brucia, baby, burn.
1989 – ANNARELLA
E’ finita. Si può ascendere in virtù di una forza che è discendente? Lasciami qui, lasciami stare, lasciami così, non dire una parola che non sia d’amore.
1994 – IN VIAGGIO
Viaggiano i perdenti, più adatti ai mutamenti, viaggia sua Santità. E solo dopo i trenta avvenne che non contento di me tornai a casa, senza legami, senza giuramenti a chicchessia. Non fare di me un idolo, mi brucerò, trasformami in megafono e m’incepperò.
1996 – CUPE VAMPE
Europa del Sud, area dei Balcani. La guerra, una questione privata. Questa è la favola delle viltà. Ho dato al mio dolore la forma di abusate parole che mi prometto di non pronunciare mai più.
1997 – UNITA’ DI PRODUZIONE
Si va in Mongolia, passando da quel che rimane dell’Unione Sovietica: una tabula rasa elettrificata. Delirio onnipotente, dominio che sovrasta. L’apocalisse è quello che c’è già. Del resto m’importa ‘na sega.
2000 – BARBARO
Si torna a Berlino perdendo pezzi. C’è qualcosa da capire, per quanto il senso sia difficile da dire. Barbaro, legittimo bastardo, come gli avi miei.
2002 – MONTESOLE
Una nuova rinascita. Canto la libertà, difficile, mai data, che va sempre difesa, sempre riconquistata. L’amore non lo canto, è un canto di per sé: più lo s’invoca, meno ce n’è.
2004 – CAVALLI E CAVALLE
Divenire essere, divenire altro, divenire niente. I cavalli sono per me spettacolo di incomparabile bellezza. Me ne devo andare, voglio respirare, al galoppo urlare, farmi bene, farmi male.
2009 – CRONACA MONTANA
Indifferenti al mistero che ci nutre e ci avvolge, noto una qual certa difficoltà nel procedere. Certo, le circostanze non sono favorevoli (e quando mai?)
2013 – PONS TREMOLANS
Quando la prima volta l’uomo montò a cavallo, nessuno lo sa. Incerta ora. Eco di calpestii. Brandelli di visione. Il ponte è stabile, io tremolante.