Cari tutti, ecco un meravigliosamente riuscito esempio di racconto breve, anzi brevissimo. Siamo davvero lieti di ospitare in Piesse Luca Ricci con il suo “Stanotte ho sognato Nino Manfredi”. Un lampo di poesia a ciel sereno, uno schiocco di frusta ironico e pungente e davvero efficace, che dimostra come non ci sia bisogno di fuochi d’artificio per scrivere una cosa bella: basta collegare le mani al cuore e al cervello. Ah, se a ricordarlo fossero tanti “intellettuali” che affollano salotti, teatri, eventi più o meno “in”… diglielo te, Luca, cosa gli risponderebbe a questa gentaglia Nino Manfredi, con la sua faccia buona da nonno di tutti…
Stanotte ho sognato Nino Manfredi
Stanotte ho sognato Nino Manfredi. Lo so, un sogno che sa di naftalina e retrò, ma questo ho sognato. Mi ha guardato negli occhi da dietro i suoi occhiali con lo sguardo di mio nonno, si è accarezzato i baffi e ha detto “te devi da’ pijà tutte le parole che hai scritto per lei e devi chiuderle dentro una scatola da scarpe vecchie. Se nun te c’entrano pigiale forte perché ce devono da entrà. Poi prendi sta scatola e la porti in un posto lontano, ma non troppo”.
Io lo guardavo come da piccoli nei negozi si guardano le chitarre più belle, quelle che costano di più, ma che in realtà sono le peggiori come suono. Chitarre che non comprerebbe nemmeno un chitarrista sordo. Ma che sicuramente nei sogni di bambino (che non sognava Manfredi ma le chitarre belle) ti avrebbero portato a suonare sui palchi di uno stadio sicuramente, o ad un festival estivo islandese.
Io avevo davanti a me Nino Manfredi. Una creatura mitologica. Il solito di “Pane e cioccolata”. Il solito di “se nun è buono che piacere è?”. Impossibile non notare la mia espressione assorta e allo stesso tempo molto simile a quella di un pesce.
“A Loré, me stai a’ ascoltà? Hai capito che devi fare?”
“ehm….Si. Cioè, credo. Scatola da scarpe vecchia. Tutte le parole le metto li. Posto lontano, ma non troppo. Ma perché?”
“Perché? le parole tornano a casa del proprietario se nessuno le vuole più. E le parole dedicate alle donne sono le peggiori perché ti bussano alle palle degli occhi quando dormi la notte e ti fanno svegliare e nun te fanno addormentare più. Io te lo dico, poi te fai come credi. Tu prendile, chiudile tutte quante e portale lontano, ma non troppo”.
“Lontano ma non troppo….”
“Si, lontano ma non troppo. E du’ ova. Quante volte se lo dovémo ripetere?”
“E perché?”
“Perché devono essere abbastanza lontane che un giorno quando ti mancheranno te faccia fatica annare a ripigliarle, ma…”
“ma?” ho risposto
“eh, se nun me fai finì?! Ma non troppo lontane per permetterti di andarle a prenderle quando lei tornerà…”
“ah perché tu dici che….?”
“dico, dico…” e ha sorriso con i suoi occhi grandi, profondi e meravigliosamente scavati dal tempo e dalle rughe.
Stanotte ho sognato. Nino Manfredi.
Luca Ricci.