Essere una coppia senza figli, in America Latina, è davvero strano. Le persone che ci vogliono bene qui ci augurano di fare un figlio il prima possibile perché tutti alla nostra età hanno già due o tre figli di una decina di anni. E’ un’altra faccia della povertà. I nonni di questi bimbi lavorano perché hanno appena una quarantina di anni e i bisnonni, se sono vivi, lavorano perché non esiste la pensione. E quindi tutte le donne di famiglia si mettono a fare tortillas vendendole a 1 quetzal (moneta guatemalteca corrispondente a 0.10€) mentre gli uomini vanno al campo. Abbiamo passato vari giorni ad Antigua e dintorni facendo amicizia con persone che mi sono rimaste nel cuore e che ci hanno insegnato molto della vita spicciola di qui.
Anna, per esempio, lavora come tuttofare in hotel dalle 7 di mattina alle 17 di pomeriggio occupandosi della cucina, della pulizia delle camere e dell’accoglienza degli ospiti mentre i suoi due figli, di 7 e di 1 anno, stanno a casa con sua madre, che cucina tortillas, ad aspettarla. Poi ci sono i sei zii che vivono con loro perché sono ancora giovani per aver già costruito una famiglia. I due maschi vanno a scuola e sognano di diplomarsi, uno in architettura e l’altro in ragioneria, perciò la nonna fa tortillas tutto il giorno per trovare i soldi, visto che qui l’istruzione superiore è privata. Il marito di Anna si è dileguato perché sentiva la famiglia come un peso e lei non ci pensa neppure a divorziare perché costa troppo – dovrebbe pagare un avvocato – e neppure si cerca un altro ragazzo perché la gente sparlerebbe alle sue spalle.
Luis invece è il guardiano e responsabile della sicurezza di una associazione spagnola. Guadagna 3.000 quetzales al mese (circa 300€), che è uno stipendio medio, ma ha sei figli e sua moglie non ha uno stipendio perciò, per curare tutti i figli lavora ore extra come guardiano degli eventi di un’associazione di volontariato gringa. Lui e sua moglie non sono sposati (perchè le cerimonie costano molto) e quindi i figli non hanno diritto all’assistenza sanitaria pubblica. Perciò, in caso di necessità, Diego deve fare altri straordinari.
Rodolfo invece è una guida del vulcano Pacaya, a 40 minuti in automobile da Antigua. Qui la vita è ancora più dura che in Antigua perché tutti vivono di agricoltura perciò, quando il vulcano erutta distruggendo i raccolti, le persone perdono tutto e non hanno letteralmente di cosa mangiare. Ci sono molti banditi tra i sentieri del vulcano, che non aspettano altro che imbattersi in avventati turisti carichi di camere fotografiche, orologi e contanti da derubare. Il villaggio si è auto organizzato cercando di proteggere il poco turismo che c’è ed ottenendo dal governo guardie di sicurezza e il riconoscimento della zona come parco naturale. Ma il lavoro da fare qui è tanto visto che le guide come Rodolfo lavorano tutto il giorno per pochi soldi con il rischio che qualcuno si possa far male, visto che il vulcano è attivo, o che venga derubato, visto che la fame c’è e non esiste nessun tipo di assistenza per le famiglie danneggiate dall’attività del vulcano.
Diego vive a Guatemala City e va a lavoro in automobile per paura di subire attacchi e furti da parte delle bande che si creano tra i giovani delle classi povere. È ingegnere elettronico in una multinazionale e gira vari paesi del continente americano affrontando problemi che solo lui può risolvere. Non ha figli e vive con la sua ragazza a 20 minuti in auto dall’ufficio.
Il Guatemala, in un primo momento, non sembra uno stato spaccato tra una classe ricca e una povera, tra ladinos discendenti dai coloni spagnoli e locali discendenti dai Maya, non sembra pieno di delinquenza, narcotrafficanti, assalti, povertà e fame. Con questa realtà che stiamo scoprendo poco a poco, il paese potrebbe essere ben peggiore perché la disuguaglianza, unita a belle pubblicità che ti fanno desiderare una realtà che non è la tua, crea delinquenza e violenza. Nonostante tutto, in Guatemala, la maggioranza della popolazione è onesta, disponibile ed accogliente. Ci sono molte persone di cuore che vanno oltre le ingiustizie e i soldi facili e che mi fanno ancora una volta stupire dell’umanità.
Barcostop: il blog di Marialaura e Damià