Prato è davvero la città italiana dove i giovani vivono meglio come annunciato da molti giornali sulla base di un’indagine della Camera di Commercio di Monza e Brianza?

E’ una domanda necessaria. E non per amor di polemica, ma di realismo.

L’indagine, quando la pone in cima alla classifica della “vivacità giovanile”, dice che Prato, piuttosto che la città dove i giovani vivono meglio, è semmai la città dell’imprenditoria (e della competitività imprenditoriale) come vuole una tradizione che ha ben piantate le proprie radici nel secolo scorso.

A questo si riferisce forse anche il presidente della Camera di Commercio di Monza e Brianza Carlo Edoardo Valli, quando dice:   “I giovani devono tornare ad essere intraprendenti . Tutti sappiamo quanto sia importante investire nelle nuove generazioni, dando loro gli strumenti per costruirsi un proprio percorso professionale, sia esso da lavoratore o da imprenditore”.

Insomma, in città ci sono un sacco di giovani intraprendenti che hanno messo su un’impresa,  ma da qui a dire che per questo a Prato i giovani vivano meglio che altrove, ce ne corre.

Il primato imprenditoriale però c’è (e anche le prospettive che apre alla città). Quello che però non bisogna fare è mescolare le carte.

La ricerca della Camera di Commercio di Monza e Brianza cerca di individuare gli aspetti che incidono sulla qualità della vita dei giovani italiani. L’indagine ha individuato 21 indicatori diversi, raggruppati in cinque sezioni tematiche: lavoro, opportunità economica, popolazione, servizi, istruzione.

Vediamole in dettaglio, anche perché forse si capisce che se Prato spopola in una sezione, nelle altre ha risultati nella media quando non sono insufficienti. Insufficienti per considerarla la città dove i giovani vivono meglio in Italia, secondo il nostro avviso.

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1) Lavoro. Dove sulla base dei dati Istat, vengono presi in considerazione e confrontati i tassi di occupazione e di disoccupazione degli abitanti di età compresa tra i 25 e i 34 anni. Siamo quinti, ed è tutto sommato un buon risultato.

2) Opportunità economica. Qui si scende sul tecnico. E’ l’area che ha portato Prato al primo posto in classifica. Comprende una serie di dati sulla percentuale di imprenditori under 30 presenti sul territorio, la densità delle loro aziende, se sono attive o inattive, quante ne sono nate e scomparse tra il 2012 e il 2o13 rapportate con il totale delle imprese individuali presenti sul territorio. A cui si aggiunge poi un dato: il rapporto tra gli imprenditori under 30 nati all’estero con il numero totale della popolazione straniera residente in città della medesima età.

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Il primo posto in questa categoria,  “e anche nelle anche nelle classifiche parziali, tenendo conto esclusivamente delle opportunità di lavoro autonomo per gli under 30” come si legge nel comunicato della camera di commercio di Monza e Brianza, dice che i giovani pratesi, che siano nati in Italia o all’estero, non stanno certo con le mani in mano: ci provano, si rimboccano le maniche e mettono su un’impresa.  Sono quindi dinamici, più che nel resto d’Italia, ma questo (come già detto) non vuol dire certo che vivano meglio dei coetanei di altre città.

3) Popolazione. E’ il calcolo della popolazione  di età compresa tra i 15 e i 29 anni in rapporto al resto della popolazione, della loro densità,  dei giovani stranieri in rapporto al totale degli stranieri presenti in città  e via dicendo. Siamo al 14° posto.

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4) Servizi. E qui arrivano le note dolenti, perché la vulgata vuole la gente vivere meglio in città piene di cose da fare, o no? In questa sezione si calcola la densità di servizi, ossia le imprese attive in rapporto alla popolazione di età compresa tra 15 e i 29 anni. Siamo al 18° posto. Per servizi, l’indagine intende un sacco di cose: il numero di bar, pub, discoteche, sale da ballo, night club, stadi, piscine, palestre, negozi sportivi e la loro densità in rapporto alla popolazione di età compresa tra 15 e 29 anni. Tutto, o quasi tutto quello che vede occupati i giovani nel tempo libero. E se la prima classificata in assoluto è Rimini (dove per divertirsi c’è solo l’imbarazzo della scelta) subito dopo vengono le toscane Livorno, Lucca e Pistoia. Messa peggio di Prato, tra le altre, Firenze. Il campanilismo pratese può essere soddisfatto almeno per metà.
5) Istruzione. Un calcolo, stando alla sintesi fornita, che si basa sul rapporto tra il numero di biblioteche attive e popolazione giovanile. A Prato c’è una realtà bellissima come la Lazzerini, ma nella classifica non siamo nemmeno tra le prime 30 città italiane.

Questa la sintesi della ricerca.

Questo il comunicato di presentazione della ricerca.