Questo sabato, amici e amiche, ricorre un triste anniversario: sono esattamente 15 anni che il grande Fabrizio De Andrè ci ha lasciati. Ci manca, eccome se ci manca. Non spendiamo, anche se dovremmo, altre parole su di questo (basti il fatto, per il caso specifico, che se dicessimo “il più grande”, probabilmente una volta tanto non staremmo esagerando) e veniamo al punto dell’articolo.
Voi tutti saprete che cos’è un flashmob.
Dicesi flashmob un azione concertata più o meno in segreto da svariati artisti, o performer, o musicisti, o semplici appassionati, portata in pubblico in un punto molto visibile della città. Senza che il pubblico lo sappia. Una performance d’aggressione.
Ecco.
Vi piacerebbe partecipare, la mattina dell’11 gennaio che viene, ad un flashmob dedicato a Faber (dall’eloquente titolo Fabrizio De André. Genova, 18 febbraio 1940 – Milano, 11 gennaio 1999.)?
Se la risposta è subito si, non sprecate altro tempo (ché stringe) a leggere l’articolo, e contattate subito il multiforme Paolo Spannocchi (3358346916 / [email protected] ), ossia colui che sta tentando di fare l’impresa. For the records, anche se in questo caso il buon Spannocchi sta portando avanti il tutto da libero pensatore e grande fan del poeta genovese, egli è il presidente (e il regista) dell’associazione culturale teatrale Salto Nel Buio, residente a Campi Bisenzio.
Se la risposta è “mi piacerebbe saperne di più”, ecco qua. Si tratterebbe, in sostanza, di questo (ce lo spiega l’organizzatore stesso): “L’iniziativa si terrà solo se raggiungeremo la quota minima di 15 partecipanti ai quali sarà fornito un panchetto-piedistallo e una raccolta delle canzoni di Faber. Insieme e contemporaneamente leggeremo ai passanti, a noi stessi, a nessuno, le sue parole creando un insieme poetico e, mi permetto di dire, toccante. L’idea sarebbe quella di far occupare, a ogni partecipante, un portico della Piazza.”. L’effetto visivo, se non ve lo immaginate, lo potete vedere nella foto. E in sostanza non dovreste far altro che recarvi nella piazza del comune di Prato alle ore 11 di sabato mattina. Non sono previste prove (come spesso accade nei flashmobs), ci si vede e si va in scena, anche se piove. Buona la prima e unica e ultima. Ma del resto si tratterebbe “solo” di far parlare la vostra anima con le parole di Fabrizio.
Se la risposta è “no”, ok, non insistiamo, non partecipate. Ma magari potreste provare a passare, per caso, così, sabato mattina, intorno alle 11, dalla Piazza del Comune… e darvi un’occhiata intorno. Giusto?
RidottOperatori partecipa adesso, subito, a modo suo, ricordando De Andrè con il testo della sua “ultima” canzone (cioè del pezzo che chiude l’ultimo disco ufficiale di inediti da lui pubblicato, “Anime Salve”… un capolavoro totale. Totale): Smisurata Preghiera.
Il pezzo in questione è ormai considerato come una sorta di testamento spirituale del cantautore, ma la realtà dei fatti è che questo testo è tanto citato quanto sconosciuto, fatta salva l’ormai famosa frase “in direzione ostinata e contraria” che ha dato anche il titolo a due raccolte postume. Comunque, eccolo (da leggere con vera attenzione).
Un abbraccio a Faber, ovunque lui sia, e alla settimana prossima.
SMISURATA PREGHIERA
Alta sui naufragi
dai belvedere delle torri
china e distante sugli elementi del disastro
dalle cose che accadono al disopra delle parole celebrative del nulla
lungo un facile vento di sazietà, di impunità
Sullo scandalo metallico
di armi in uso e in disuso
a guidare la colonna
di dolore e di fumo
che lascia le infinite battaglie al calar della sera
la maggioranza sta, la maggioranza sta
recitando un rosario di ambizioni meschine
di millenarie paure
di inesauribili astuzie
Coltivando tranquilla
l’orribile varietà
delle proprie superbie
la maggioranza sta
come una malattia
come una sfortuna
come un’anestesia
come un’abitudine
per chi viaggia in direzione ostinata e contraria
col suo marchio speciale di speciale disperazione
e tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi
per consegnare alla morte una goccia di splendore
di umanità, di verità
per chi ad Aqaba curò la lebbra con uno scettro posticcio
e seminò il suo passaggio di gelosie devastatrici e di figli con improbabili nomi di cantanti di tango
in un vasto programma di eternità
ricorda Signore questi servi disobbedienti
alle leggi del branco
non dimenticare il loro volto
che dopo tanto sbandare
è appena giusto che la fortuna li aiuti
come una svista
come un’anomalia
come una distrazione
come un dovere.