Alla fine, ciò che deve accadere, accade. Anche ciò che sembrava impossibile. I CCCP Fedeli alla Linea suoneranno il 27 agosto a Prato per il Settembre-Prato è spettacolo.
Intanto, già che i CCCP tornassero insieme a suonare, fino all’anno scorso sembrava frutto di chissà quale distopia, un frame di una dimensione parallela, un frammento di utopia ritagliato da un ingiallito piano quinquennale sovietico. Poi, senza un’apparente ragione, d’improvviso, si sono aperti dei varchi spazio-temporali. Prima un documentario, poi una mostra a Reggio Emilia fatta particolarmente bene, hanno reso possibile nuovi incontri, nuove intese, o forse solo quel compromesso che non era mai stato possibile verificare, per distanze caratteriali e progettuali. Ma si sa, il tempo cambia molte cose nella vita. Ora o mai più, probabilmente. Non è successo per il centenario della Rivoluzione d’Ottobre, né per i trent’anni di Emilia Paranoica. Succede ora, senza una particolare ragione storica, se non la voglia di reiterare su di un palco quel teatrino dell’Assurdo e dell’Ortodossia tra punk filosovietico e musica melodica emiliana. Quella che è stata un’intuizione culturale, più che musicale, che è stata pura avanguardia e che mai più si è ripetuta, almeno con questa potenza. Certi slogan presenti nei pezzi del gruppo sono ancora più vivi che mai (Produci consuma crepa, La morte è insopportabile per chi non riesce a vivere) a distanza di tutto questo tempo.
Quando qualche mese fa hanno annunciato prima i concerti a Berlino, poi un tour di quindici-date-non-una-di-più, sembrava tutto rigorosamente definito. Una data a Prato non era prevista e non c’erano possibilità che lo fosse. Ma si sa, ciò che deve accadere accade, e loro sono i primi a sostenerlo. E in questo gliene siamo grati.
I CCCP sono nati nel 1983 e si sono sgretolati col muro di Berlino. In quella finestra storica non hanno mai suonato a Prato (ma tante volte nelle vicinanze: a Campi Bisenzio, a Poggio a Caiano…). A Prato ci arriveranno tante e tante volte nelle loro successive incarnazioni (CSI, PGR, Ferretti a Cuor Contento). A Prato nasceranno e moriranno storie per Ferretti Zamboni e compagnia consorziata. A Prato ci sono stati primi ed ultimi concerti di tutto quello che è successo dopo.
Il primo concerto dei CSI (che scelsero il loro nome poco prima di esibirsi all’Anfiteatro del Pecci) e probabilmente anche l’ultimo prima della dipartita di Zamboni, al Metastasio intorno al Natale 1998. E poi festival, celebrazioni, spettacoli equestri al tramonto all’interno del Castello dell’Imperatore, mostre, presentazioni di libri e progetti. È innegabile che un legame tra i Fedeli alla Linea e il territorio ci sia. È quindi cosa buona e giusta che la cellula dormiente, ora risvegliata, dei CCCP Fedeli alla Linea tocchi Piazza del Duomo in un concerto straordinario e non previsto nel piano quinquennale del 2024.
Sarebbe stato bellissimo fosse l’ultimo del tour, ma così non è: il tour finirà, come previsto, due giorni dopo a Mantova. Però la tappa di Piazza Duomo rischia, nel suo essere completamente inattesa, di essere qualcosa di veramente speciale. Una Piazza del Duomo pronta ad ospitare quelli che li hanno visti all’epoca e quelli che sono nati dopo. I cinquantenni come i trentenni, come i giovanissimi. Tutti in piedi. A differenza della data fiorentina di Pratolino, tutta esaurita da tempo ma con un’audience completamente seduta, con una partecipazione fisica limitante per un gruppo che sì è sempre definito, sfiorando il paradosso ma neanche troppo, un gruppo di musica da ballo.
Io ci immagino già, tutti insieme, conformi a chi o a cosa non si sa, attendendo allucinati la situazione estrema, o forse un’emozione sempre più indefinibile. Tutti consapevoli dell’ora o mai più, sia personale che politico, pogando, pregando, piangendo.