Si parte da lontano, ma non tantissimo. Si parte da ventotto anni fa. Il 5 ottobre del 1996 nella Chiesa di San Domenico ad Alba si tenne un concerto dedicato alla memoria e all’opera di Beppe Fenoglio in cui Giuseppe Cederna leggeva dei passi scelti dall’opera dell’autore e l’allora Consorzio Suonatori Indipendenti eseguiva dei pezzi dal suo repertorio a commento di quelle parole. La serata prese il titolo di “Un giorno di fuoco”: un evento che fu definito una sorta di preghiera laica, dove in una chiesa si narrava di storie di partigiani e si eseguivano delle versioni scarne ed essenziali di brani come Cupe Vampe, Fuochi nella notte, Guardali negli occhi. Un concerto che è poi diventato un disco dal vivo e che rappresenta tutt’oggi un unicum nella storia della musica italiana, per qualità ed intensità. Quella serata si apriva con le parole “Memoria parla, consolante, succedono le età…”. Era l’inizio di Esco, uno dei pezzi di Linea Gotica, il disco dei CSI che più di altri fa i conti con la nostra storia. Era l’invito a riappropriarsi della nostra memoria.
Al Garibaldi, solo due giorni dopo il 25 aprile (sabato 27) si parte da lì, per andare più lontano, e tornare a fare i conti con la storia. Due dei protagonisti del Consorzio Suonatori Indipendenti, Ginevra di Marco e Francesco Magnelli, accompagnati dal fido Andrea Salvadori a tutte le corde possibili, tornano ad eseguire il cuore di quel concerto in una serata che prende il nome di “Memoria parla, consolante” con in aggiunta il sottotitolo di “dedica a Beppe Fenoglio”.
La dedica è d’obbligo, perché i temi della serata saranno quelli che lo scrittore ha trattato in tutta la sua opera: un concerto in ricordo di Beppe Fenoglio, uno dei più grandi scrittori italiani della Resistenza partigiana, da sempre apprezzato nella sua scrittura così densa e carica di umanità da essere stato più volte fonte di ispirazione e di citazione in alcuni testi dei CSI. Erano anni che questo lato del Consorzio Suonatori Indipendenti non torna ad essere celebrato e riascoltato, ed è un bene che Ginevra Di Marco e Francesco Magnelli siano tornati da quelle parti, artisticamente parlando.
Si riparte da lì, ma non ci si ferma. Ginevra Di Marco da anni porta avanti un discorso di riscoperta della tradizione popolare, vista da diverse latitudini. Il suo lavoro celebra la ricchezza della tradizione popolare, portando avanti un dialogo tra passato e presente, e la sua voce si fa eco di storie antiche e moderne di lotta e di speranza, trasmettendo un messaggio di solidarietà e cambiamento attraverso la musica. Le canzoni antimilitariste e di resistenza quindi non saranno solo quelle del Consorzio o della nostra storia, ma anche quelle di Mercedes Sosa, Violeta Parra o Victor Jara, che Ginevra interpreta da anni facendole proprie con un impegno e una sensibilità straordinari. Un concerto schierato, di pancia, per non dimenticare, e anche e soprattutto per non lamentarsi. Canzoni che sono pezzi di storia, pezzi di letteratura, ma soprattutto pezzi di memoria da tenere viva. Solo così la memoria potrà essere, ancora una volta, consolante.
Alla fine uno spettacolo come questo fa bene alla salute, alla nostra salute mentale. In un clima come quello attuale, in cui antifascismo è considerata parola divisiva e i media tornano a zittire le voci scomode, è necessario tornare a scegliersi la parte dietro la Linea Gotica. Mai come ora.