Se abiti o frequenti il centro storico di Prato, hai probabilmente visto molti studenti americani indossare merchandise universitario, con in mano piccoli voucher da usare nei ristoranti e bar locali. Anche se i pratesi e gli studenti dell’Università di New Haven spesso diventano amici, c’è ancora una qualche divisione che si può notare, per la maggior parte per via delle barriere linguistiche e culturali. Per colmare questo divario tra gli studenti dell’Università di New Haven e i pratesi ho pensato di approfondire la conoscenza delle prospettive degli studenti americani, e condividerla con i lettori di Pratosfera. Dato che abbiamo abitato per tre mesi a Prato, ho intervistato Alexis Fernandez, Maria Mayorga e Luci Sweet, tre studentesse dell’Università di New Haven.
Potete presentarvi, spiegando anche ciò che studiate e perché avete scelto di studiare all’estero questo semestre?
Fernandez: «Studio ingegneria meccanica e ho scelto di studiare all’estero perché mi piace molto conoscere altre culture e ho sempre voluto vivere per un po’ in Europa».
Mayorga: «Studio giustizia criminale, ho scelto di studiare all’estero perché ho sempre voluto venire in Italia, e pensavo che era una buona idea per me essere più indipendente… Mi costringe a break out of my shell».
Sweet: «Studio chimica e ho scelto di studiare all’estero perché ho sempre voluto uscire dagli Stati Uniti per vivere altrove e fare nuove esperienze. Sono venuta a Prato perché era l’unica opzione che la mia università offriva per studiare chimica all’estero».
C’era qualcosa in particolare dell’Italia che vi ha fatto optare per questo programma di studio all’estero?
Fernandez:«Il fatto che ho studiato italiano per sei anni nella scuola media e al liceo ha influenzato la mia decisione di venire qua. Inoltre, questa è l’unica scuola che mi ha permesso di studiare all’estero».
Sweet: «Volevo studiare in Francia, ma non ho potuto perché non avrei avuto tutte le materie disponibili lì. Non ero mai andata in Italia, ma sono andata nei paesi circostanti, quindi ho pensato che sarebbe stato interessante».
Cosa pensate della città?
Fernandez: «Io adoro qui; Mi trasferirei qui, tranne che per il fatto che c’è cacca di cane ovunque».
Sweet: «Per quanto riguarda l’atmosfera della città, non potrei vivere in una città come questa, ma potrei vivere nella campagna italiana».
Quali sono le cose che vi piacciono qui a Prato e quelle che non vi piacciono?
Mayorga: «Sento che il layout della città è davvero bello, ma non sono una ‘city person’, quindi qualsiasi tipo di grande città, anche se è una città più piccola, mi stressa».
Sweet: «Mi piace che la città sia percorribile a piedi, ma—e questo è qualcosa che potrebbe sconvolgere gli italiani—odio il campanile e le sue campane rumorose».
Mayorga: «I guidatori qui in Italia sono un po’ pazzi».
Fernandez: «Mi piace che siamo così vicini a Firenze. Mi piace che sia una città di dimensioni moderate, e non una grande città. Sono sempre stata una “city girl”».
Preferireste studiare a Firenze, o vi piace qui a Prato?
Sweet: «Per me è un po’ difficile decidere, in effetti faccio avanti e indietro. Penso che vorrei abitare a Firenze nei fine settimana, ma non vorrei stare con tanti studenti americani, perché penso che alcuni italiani ci trovino un po’ fastidiosi… Mi sento come se avessi un nuovo inizio qui a Prato».
Fernandez: «È più ospitale qui, il che è bello. Penso che se fossimo a Firenze, non riuscirei a costruire una relazione con le persone come si fa qui».
Quali sono le differenze che avete notato tra gli Stati Uniti e Prato, o quali sono gli ‘shock’ che avete vissuto da quando siete qui?
Mayorga: «Non direi che ho vissuto uno “shock” ma direi che mi manca la diversità del cibo negli Stati Uniti, perché è un po’ ‘cut and paste’ qui. È delizioso, ma ad un certo punto, come si dice, “voglio qualcos’altro”».
Fernandez: «Amo la colazione qui, ma dopo un po’ mi piacerebbe mangiare delle uova per colazione».
Sweet: «Non mi dispiacerebbe un supermercato più grande, come uno americano che ha più cibo, perché è solo una seccatura camminare in tanti posti diversi per comprare le cose di cui si ha bisogno. A casa ci sono molti supermercati diversi che hanno un sacco di cose, compreso le cose per la scuola…».
Cosa pensate dei pratesi?
Sweet: «Loro sono più loquaci… specialmente le persone che lavorano in un ristorante – perché sono pagati un salario effettivo, mentre in America sopravvivono con le mance, quindi cercano di non parlarti, perché se dici una cosa sbagliata… qualcuno semplicemente non ti darà la mancia».
Fernandez: «Ho realizzato che sono molto più accoglienti qui. La prima notte che ero
qui, un uomo con i fiori è entrato, e ha iniziato ad avvicinarsi a me e ai miei amici, e questi ragazzi gli hanno detto ‘Basta! Basta! Sono americani, lasciali in pace!».
Sweet: «Le persone che vendono i fiori mi danno fastidio».
Quanto sono accoglienti gli italiani nella vostra esperienza? E avete notato una differenza nel modo in cui trattano le persone che parlano inglese?
Sweet: «Gli italiani sono decisamente più belli che nella maggiorparte dei posti. Italia e Spagna sono accoglienti con le persone che parlano inglese, ma… non lo so… mi sembra che in Germania e in Francia alla gente non importa tanto».
Fernandez: «Qui,sono più disposti ad aiutarti, anche se non conoscono assolutamentel’inglese e noi non conosciamo assolutamente l’italiano».
Mayorga: «Sono anche molto gentili quando cercano di correggerti, non ti prendono in giro».
Samuel Weinmann sta raccontando Prato dal punto di vista di uno studente americano in soggiorno in città. Segue spettacoli, concerti, incontra persone e poi ne scrive in italiano e in inglese. Leggi tutti gli articoli
Versione inglese
In 2012, the University of New Haven, a private university located in West Haven, Connecticut in the U.S., established their first satellite campus outside of the United States. Located in Piazza San Francesco, in Prato’s city center, they have since housed a cohort of American students every semester to study abroad and experience Italian culture. If you live in the area, you’ve likely noticed various American students sporting university merchandise, and carrying around small meal vouchers to use at various local restaurants and cafes. Although Pratesi locals and University of New Haven students often become friends and forge strong connections throughout the course of the semester, there is also a divide that I’ve noticed between American students and Italian locals—almost certainly because of linguistic and cultural barriers.
To bridge this gap between University of New Haven students and locals living in Prato, I sought to get and understanding of some American students’ opinions and viewpoints thus far in the semester, and to share them with the community. As we are now past the three-month mark here in Prato, students have a much more informed opinion of the city from when we first got
here. This past week, I interviewed Alexis Fernandez, Maria Mayorga and Luci Sweet, three students at the University of New Haven.
Can you all introduce yourselves, including what you study and why you chose to study abroad this semester?
Fernandez started, saying “I’m a mechanical engineering major, and I chose to study abroad because I really like learning about other cultures, and I’ve always wanted to live for a little bit in Europe.”
Afterwards, Mayorga said “I’m a criminal justice major, and I chose to study abroad because I’ve always wanted to come to Italy, and I felt like it was good for me to be more independent… it would force me to break out of my shell a little bit.”
Finally, Sweet said “I’m a chemistry major, and I wanted to study abroad because I just wanted to get out of the U.S. and try to live somewhere else and have new experiences, and I came to Prato because it was the only place I could live as a chem major.”
Was there anything about Italy specifically that drew you to choosing this study abroad program?
Fernandez referenced her Italian language experience as a primary factor in her decision, saying “The fact that I took six years of Italian in middle school and high school made it a big pull point, and it was the only school that allowed me to go at all to study abroad.”
“I wanted to go to France, but I couldn’t because I was too far along in my classes,” Sweet said, adding that “I had never been to Italy, and I’ve been to all the countries around Italy, so I thought it would be interesting. Despite liking Italy, Sweet added that she wouldn’t live here long-term.
What do you guys think of the city?
All three of the students agreed that they enjoy Prato but had different opinions on their thoughts on living here. Fernandez said “I love it here; I would move here except for the fact that there’s dog poop everywhere…”
In terms of the city environment, Sweet said “I just couldn’t live in the city like this, I could live in the countryside of Italy…”
What are some things that you like here in Prato, and what are some things that you don’t like?
Mayorga kicked off the answer to this question, saying “I feel like the layout is really cool, but I’m just not a city person, so any type of big [city], even if it’s a smaller [city], it stresses me out.” Sweet then said, “I like that it’s walkable, but—and this may upset Italians—I hate the bell tower [and its loud noises].” Mayorga also added that “The driving here is crazy,” to which the other students agreed. “I like that it’s so close to Florence,” Fernandez said, saying that it’s convenient. “I like that it’s a moderate-sized city, and not a big city. I’ve always been a city girl…”
Because we’re so close to Florence, would you guys prefer to study abroad in Florence, or do you like it in Prato?
“I go back and forth,” Sweet said. “Sometimes I wish I was there on the weekends, but I also like not being around a bunch of American students and having everyone hate them because they’re obnoxious. I feel like you get a fresh start in Prato.” Adding onto this point, Fernandez said “It’s more hospitable here, which is nice. I feel like if we were in Florence, it would just be… like you wouldn’t build a relationship with the people like [you do] here.”
In Prato specifically, what are some of your favorite places to go to?
“I like Botteghino, Pizland and then I kind of like wandering in the market near [the restaurant] King on Sundays. I like walking around and seeing the stuff that people are selling,” Fernandez said. Mayorga added on with her favorite café: “I love Buonamici… I love everyone there; they’re so personable and so sweet.” As for one of Sweet’s favorite place, she said “I like Bottegha [San Antonio]. As for non-restaurant places, all the students agreed that they liked the Castello dell’Imperatore, and Sweet said that she likes the park near Via Roma.
What are some of the differences that you’ve noticed between the U.S and Prato, or what are some of the shocks you’ve experienced since being here.
“I wouldn’t say that I have experienced a shock,” Mayorga said, “but I will say that I miss the diversity in food of the States, because it’s very cut and paste here. It’s delicious, but at some point, you’re like, I want [something else].” Fernandez agreed, saying “I love the breakfast, but I could go for eggs [at some point.] Commenting on the difference between Italian and American grocery stores, Sweet said “I wouldn’t mind a bigger grocery store, like an American one that has [more] food, because it’s just such a hassle to walk to different places to get things you need. At home I have way different grocery stores that have a bunch of stuff, and they would have stuff…I needed…for school…like a Walmart.”
What do you think of the people in Prato?
Each of the students agreed that Pratesi people are warm, welcoming and hospitable. According to Sweet, “They’re more talkative… [especially people who work in restaurants]—because they’re getting paid an actual wage—whereas in America they live off tips, so they try not to talk to you, because if you say one wrong thing… someone just won’t tip you.”
“I noticed that they are a lot more welcoming here,” Fernandez said, referencing a story from her first night here, when she was in a restaurant. She said, “the first night [I was here], the man with the flowers came in, and he started to approach me and my friends, and these guys were like ‘stop, stop, they’re Americans, leave them alone!’”
Regarding the “man with the flowers,” referencing the people who sell flowers at various restaurants in Prato, Sweet said “I will say the rose people bother me.”
In terms of the language barrier, how welcoming are Italians in your experience. In terms of Italy versus other European countries, have you noticed a difference in how they treat English speakers?
Sweet said that Italians are “Definitely nicer than most places,” saying “I guess Italy and Spain are pretty welcoming to English speaking people, but I don’t know… Germany and France, they don’t care as much.” Fernandez agreed, saying that “Here they’re definitely a lot more willing to work with you even if they know absolutely no English, and you know absolutely no Italian.” Mayorga added to this point, saying that “They’re also really nice when they’re trying to correct you… they don’t make fun of you.”
Overall, even though this group of students will be leaving Italy in about a month—me included—and a new group of students will be coming in before too long, it’s clear that the city of Prato and its people have left a positive, long-lasting impression on these American students—even despite the gripes that some Americans have with Italian drivers, dog feces and insistent rose-sellers.