Se siete iscritti a qualche newsletter, solo per fare l’esempio più banale, probabilmente la conoscete di riflesso senza saperlo. Alessandra Farabegoli è la regina dell’email marketing italiano e l’autrice di libri che da anni vengono considerati dei veri e propri manuali per chi lavora nel campo del digitale.
Venerdì 28 ottobre Alessandra Farabegoli arriverà a Prato, al Museo del Tessuto, per raccontare un aspetto non secondario del lavoro nel vasto modo di internet: come non farci sommergere dalla valanga di informazioni cui siamo esposti ogni giorno. Lo farà durante la prima edizione del Freelancecamp Toscana, un evento dedicato ai lavoratori indipendenti, alle gioie e ai dolori di chi lavora per conto proprio. Anche il Freelancecamp è una sua creatura – messa in piedi insieme a Gianluca Diegoli e Miriam Bertoli – e così ci è sembrata l’occasione giusta per farci raccontare un po’ di cose.
Nella biografia sul suo sito c’è scritto che il suo percorso lavorativo non è “del tutto convenzionale” e visto che ha una laurea in biologia ed è la regina dell’email marketing italiano ci sembra non faccia una piega. Com’è andata?
«Alla fine del liceo ero appassionata di ambiente e mi è sembrato naturale scegliere biologia. Una volta laureata però non volevo fare la biologa, non volevo fare ricerca. Nel frattempo avevo imparato a programmare per preparare la tesi – una tesi sulla genetica delle popolazioni – e così sono partita da quello: mi sono buttata nell’informatica e poi alla fine degli anni ‘90 su internet, fondando prima una piccola agenzia e poi un’azienda più grande».
Com’è nato il Freelancecamp?
«Mi sono messa in proprio nel 2010 ed è stato subito chiaro che il lavoro indipendente non te lo insegna nessuno. In quel periodo, con le persone che avevo conosciuto nel frattempo, abbiamo cominciato a discutere di cosa significasse essere freelance, di quali fossero i problemi e di come fosse necessario riorganizzare la nostra vita. E abbiamo deciso di allargare il discorso a quante più persone possibili. Il motivo della nascita del Freelancecamp e del suo successo è che vuole creare una grande rete di conoscenza: ci si può sentire molto soli a lavorare per conto proprio o in piccolissime aziende e si possono incontrare problemi che sembrano enormi finché qualcuno non te li spiega. I problemi però sono comuni e se incontrandoci aumentiamo questa consapevolezza e troviamo una soluzione – non La soluzione – siamo tutti soddisfatti. Per questo motivo il Freelancecamp funziona benissimo ed è diventato un appuntamento stabile nel tempo».
A Prato però parlerà di “information overload”, cioè di quanto siamo bombardati dalle informazioni e cosa dovremmo fare per non farci sommergere.
«È il decennale del mio primo libro per Apogeo Editore e ho pensato che fosse utile aggiornarlo al 2022, visto che molti degli strumenti di cui parlai all’epoca adesso non esistono più. Ci sono anche altre considerazioni da fare. Prima non conoscevamo gli strumenti che usavamo, adesso invece sappiamo benissimo come funzionano e soprattutto sappiamo che sono “addictive”, che creano dipendenza. Allora se capiamo come funzionano possiamo anche prenderci la libertà di staccarci da loro e scegliere su cosa vogliamo davvero concentrarci. In questo, la pandemia ci ha fornito una grande lezione di essenzialità. Abbiamo imparato a selezionare perché abbiamo imparato che le nostre energie sono limitate. È una consapevolezza che può raggiungere tutti, se riusciamo a trasformare questo discorso in un discorso collettivo e mainstream».
Tutte le informazioni per partecipare al primo Freelancecamp Toscana.