Oggi mi stavano per investire.
Sia chiaro: chi per abitudine si muove con la bicicletta in città mette in conto di rischiare la pelle almeno una volta a settimana. Una volta è l’auto che gira senza mettere la freccia o che ti stringe troppo in curva, un’altra ha l’autista al cellulare, una esce dal parcheggio senza guardare, un’altra – questa mi è capitata spesso in centro storico – che sbuca a sorpresa dall’incrocio, contromano.
È normale rischiare di essere messi sotto in una città dove le piste ciclabili sono state pensate per le passeggiate domenicali lungo il fiume o, nella migliore delle ipotesi, sono “marciapiedoni” colorati – quando va bene – di rosso in cui lungo 300 metri raccogli tanti bei complimenti da parte dei pedoni che incroci e che con te devono condividere il “marciapiedone” colorato di rosso.
Oggi mi stavano per investire, dicevo. Sulle strisce.
E avevano ragione loro (a quanto pare).
Percorrevo la parte ciclabile che da Porta Mercatale svolta verso la Passerella e prende, passandoci sotto, la direzione di Santa Lucia. Rallento ad un attraversamento, fiducioso del fatto che vedendo le strisce l’auto in arrivo si sarebbe fermata (anche qui potremmo aprire un bel tema).
L’auto non si ferma, ma accellera. Io allora inchiodo, mi fermo e sto quasi per perdere l’equilibrio e finire per terra. Deve essermi partita qualche sonora parolaccia – che farò finta di non ricordare – nei confronti di quell’autista, tanto che lui si ferma (adesso si ferma, superate le strisce), apre lo sportello e senza nemmeno togliersi la cintura di sicurezza e scendere dal bolide comincia ad urlarmi che quelle erano strisce pedonali e che io ero obbligato a scendere dalla bici per attraversarle e che aveva ragione lui a non fermarsi e che tutte quelle ingiurie le rimandava al mittente.
Io cerco di spiegare che essendo un attraversamento da una pista ciclabile ad un’altra pista ciclabile era improbabile che non fosse consentito – con le dovute precauzioni del caso, sia chiaro – attraversare in sella. E che comunque nel dubbio, alle strisce pedonali è sempre bene fermarsi.
A quel punto una signora anziana di quelle col cagnolino in braccio a passeggio sulla pista ciclabile – e non sul suo marciapiede, come avrebbe dovuto, questo sì – ha fatto eco al signore che per brevità chiameremo “LOSOIOILCODICEDELLASTRADA”.
Io ho salutato tutti, esseri umani ed animali, e ho ripreso a pedalare in direzione Santa Lucia.
Pedalando ho pensato che forse il signore LOSOIOILCODICEDELLASTRADA aveva ragione, che quello era solo un attraversamento pedonale e non ciclabile. E il complesso che mi vede sempre dalla parte del torto ha iniziato a rimproverarmi pure lui: “vedi Lorenzo, se non le sai le cose, non sgridare le brave persone, stai zitto e chiedi scusa per la tua invereconda – il mio complesso dice ’invereconda’ – sbadataggine”.
Tornato a casa ho controllato il codice della strada che, in merito, recita all’art. 182 co. 4: “ (Sugli attraversamenti, ndr.) I ciclisti devono condurre il veicolo a mano quando, per le condizioni della circolazione, siano di intralcio o di pericolo per i pedoni. In tal caso sono assimilati ai pedoni e devono usare la comune diligenza e la comune prudenza”.
E adesso ho solo una gran voglia di incontrare di nuovo l’autista LOSOIOILCODICEDELLASTRADA, la signora anziana e pure il cagnolino.
Perché racconto questa storia? Non perché voglia farvi capire che sacrificio e che continuo stress sia scegliere di muoversi in bici in città, non perché voglia sentirmi dire “grazie che lo fai, che bravo che sei!”, o magari propinarvi una scelta ecologista o farvi vedere quanti vantaggi ci sarebbero – per chi può, ovvero la maggioranza delle persone – scegliendo la bici per i 3/4 degli spostamenti urbani quotidiani.
Se trovate piacevole percorrere Narnali/Centro Storico in 35 minuti immobili in macchina con la benzina che costa 3 euro al litro, chi sono io per impedirvelo? (Per la cronaca: stesso percorso in bici in 12 minuti scarsi).
Vorrei solo che ci fosse più gentilezza e attenzione nei confronti di chi si sposta in bicicletta, insieme al pedone, ultimo anello sulla strada. Ovviamente poi vorrei che fossero segnalati in modo corretto (senza creare dubbi alcuni) gli attraversamenti delle piste ciclabili.
E vorrei che si trovasse lo spazio per parlare di più delle criticità cittadine del muoversi in bicicletta a Prato, che a percorrerla da una parte all’altra pedalando ci vuole solo mezz’ora. E quanto ci vuole in auto, invece?
Questa vuole essere una rubrica su una mobilità sostenibile e a pedali, un luogo di confronto e discussione in merito a tutto il mondo della bicicletta. Se hai una riflessione da condividere legata a qualcosa che ti è successo in sella mentre pedalavi, per esempio, scrivi a [email protected]