Inaugurato stamani, sabato 20 novembre, l’Urban Center del Centro Pecci, un nuovo spazio al piano terra del museo voluto da Comune di Prato e Fondazione per le Arti Contemporanee in Toscana, e progettato dal collettivo Fosbury Architecture, per essere un luogo di dibattito culturale con mostre, eventi, convegni e webinar.
“Primo progetto a essere ospitato nel suo spazio camaleontico sarà “Osservatorio Prato 2050″ – si legge nella nota inviata ai giornali – con un allestimento ideato appositamente da Fosbury Architecture per affrontare temi per i quali la città si distingue come laboratorio internazionale di ricerca: la transizione ambientale e digitale, il metabolismo urbano circolare e l’equità sociale”.
L’inaugurazione è stata l’occasione anche per la riapertura, dopo le recenti ristrutturazioni e il nuovo allestimento sempre di Fosbury Architecture, della prima delle due aule didattiche del museo, con il “Laboratorio Liberatorio munariano” gratuito per le famiglie, e una esposizione di scatti inediti della prima apertura degli spazi nel 1988 alla presenza di Bruno Munari.
La due giorni a ingresso libero del museo “sarà anche l’occasione per presentare il progetto “Primi mille giorni d’arte. L’arte a misura delle future mamme e dei neo-genitori” – continua la nota – nato dalla collaborazione con “Buona Steve Jones”, società di Sesto Fiorentino che si occupa dello sviluppo e della commercializzazione di integratori alimentari, dispositivi medici ed alimenti per l’infanzia, da un’idea di Ambra Nardini, Coordinatrice Coop.Keras”.
L’iniziativa è rivolta alle donne in gravidanza e ai neogenitori con i loro bambini e “intende contribuire al benessere di grandi e piccini grazie alla sperimentazione attiva del potere creativo e generativo dell’arte contemporanea, con l’obiettivo di offrire un’occasione di scambio, relazione, espressione e consapevolezza attraverso l’arte stessa”.
È tornata visibile anche “Wall Drawing #736. Rectangles of Color” (1993), opera murale site-specific del grande artista americano dell’avanguardia minimalista e concettuale Sol LeWitt, restaurato grazie all’intervento dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze.