Come aveva annunciato il presidente Bini Smaghi durante la relazione in commissione Controllo e Garanzia, il Centro Pecci ha reso pubblici gli esiti dello studio commissionato per analizzare il posizionamento del museo nel contesto dell’arte contemporanea in Italia e in Europa.
Il risultato è un documento di dieci pagine che definisce luci e ombre dell’attuale situazione del museo e fornisce le indicazioni necessarie per riportare il Pecci al centro della scena italiana e internazionale.
Per cominciare, come già indicato da Bini Smaghi, lo studio evidenzia come il Pecci sia “ultimo in classifica tra i dodici musei italiani di arte contemporanea analizzati per numero annuale di visitatori: 43.851 contro gli oltre 170.000 della media nazionale, a valere sui dati 2019 (ma anche quelli del 2017 e 2018 si attestavano sulle medesime soglie). Il basso numero di visitatori determina uno dei più elevati costi per visitatore (€76 contro €38 di media nazionale)”.
Il documento sottolinea che il Pecci adotta una politica di “pricing” (prezzi) in linea con la media nazionale ma il budget a sua disposizione ogni anno è meno della metà della media nazionale (3,3 milioni contro € 7,4 milioni). Ad aggravare la situazione ci sono altri due dati e due altre rilevazioni: è uno dei musei che gode di maggiore supporto pubblico (67% delle entrate) e ha una delle maggiori incidenze del costo del personale tra le istituzioni italiane (37% contr il 20%). A questo si deve aggiungere che, a fronte di una collezione permanente eccellente ma poco valorizzata e di una struttura con un basso costo in rapporto al suo volume, viene considerata un’istituzione elitaria dai locali e provinciale da tutti gli altri, mentre la comunicazione ha un costo per visitatore tra i più alti.
Il piano strategico indica anche quali dovranno essere le azioni da mettere in atto per migliorare la situazione del Centro Pecci. Si punta a raccogliere un milione di euro in più all’anno (da 3,3 a 4,3 milioni) attraverso un ufficio dedicato al fundraising nazionale e internazionale e a raddoppiare i visitatori nell’arco di tre anni.
Soldi che potranno essere utilizzati in molti modi ma soprattutto nella comunicazione (rebranding) e nell’organizzazione di almeno una grande mostra l’anno, con particolare attenzione per quelle fotografiche, individuate come tipologia dalla resa più alta. E poi la digitalizzazione e l’organico del museo, che andrebbe rivisto. Viene anche indicata come prioritaria la riattivazione della scuola per curatori e, tra le altre cose, l’ospitalità per gli “Oscar dell’arte contemporanea”.
Il documento completo (pdf) lo trovate qui.