Il martin pescatore. Il martin pescatore me lo sono sempre immaginato ai tropici, coi suoi colori rutilanti, immobile a mezz’aria nel suo furente frullar dell’ali a puntare col becco a spillo l’improvvido granchietto. Invece il martin pescatore è alle Caserane.
La cicogna. Uno si immagina la cicogna navigare dentro gli enormi nidi fra le guglie della cattedrale di Burgos. Invece dove ha scelto di nidificare la cicogna, dopo trecento anni che non si vedeva dalle nostre parti? Sopra un palo del telefono. Alle Caserane.
Il tuffetto. Nomini il tuffetto e ti viene in mente l’ultimo tuffo della serie di Tania Cagnotto ai mondiali, che le ha fatto perdere l’oro per dieci centesimi di punto. E invece anche il tuffetto è alle Caserane.
Poi ci sono le rane, ma alle Caserane è normale.
Questo ed altro pollame di gran pregio staziona presso l’area naturale protetta La Querciola, alle Caserane appunto, pochi chilometri da Prato ma già Quarrata. Una vasta zona umida, liberamente accessibile, situata in una delle poche aree ancora autenticamente rurali della sovraffollata piana metropolitana.
Un sentiero didattico invita ad un piacevole periplo dei laghetti dove dimorano fauna e flora; durante il percorso alcune strutture in legno favoriscono l’osservazione degli esotici pennuti in volo o beatamente a guazzo nell’acqua. Sarà poi la conoscenza o la suggestione dell’osservatore a stabilire se quello scorto in lontananza sia il rarissimo cavaliere d’Italia (Hymanthopus hymantopus) o l’ignorantissimo colombaccio nostrale.
Al termine del cammino, che richiede circa mezz’ora, è possibile (se si è fissato prima) visitare il museo degli oggetti desueti presso la Casa di Zela, un’imponente casa colonica ristrutturata che ospita, oltre al museo, posti letto e sala convegni.
Al ritorno si sente la folaga ricamare il proprio canto con quello della garzetta, e vien da meravigliarsi di come sia ancora possibile scoprire, ai confini della città, zone così insolite ed arcane. Alle Caserane.
Filipetto Tartoni