PrismaLab, il centro polifunzionale realizzato dal Comune di Prato nel Macrolotto Zero e inaugurato lo scorso autunno, ha vinto il premio Big See Architecture Award 2024, nella sezione “Public, cultural buildings and infrastructure buildings”. Il premio sarà assegnato a Lubiana il 15 e 16 maggio prossimi.
“Il Big See Award – spiega la nota inviata dal Comune – è un premio nato nel 2000 in Slovenia come premio nazionale che si è poi allargato a tutta l’Europa, diventando ogni anno di più un riconoscimento blasonato in ambito di architettura, interior design, product design e fashion design. Un premio che valorizza creatività, innovazione, attenzione all’ambiente e alla sostenibilità. Il premio a PrismaLab nella sezione “Public, cultural buildings and infrastructure buildings” riconosce il valore di questo intervento dal punto di vista sociale oltre che architettonico”.
PrismaLab nasce dalla riqualificazione di un ex opificio, la fabbrica Pieri, in disuso, acquisito dal Comune di Prato e riqualificato grazie all’intervento di rigenerazione urbana PIU PRATO finanziato coi fondi del POR FESR 2014/2020 nel quartiere Macrolotto Zero. PrismaLab è stato realizzato dallo studio Pianificazione degli Spazi Pubblici del Comune di Prato, dagli architetti Michela Brachi e Massimo Fabbri, e dall’ingegnere Alessandro Pazzagli. Project Partners: Carlos Loggia, Technologies 2000 S.r.l.; Andrea Carlesi, IdroGeo Service srl; Alessandro Murratzu, VESPIGNANI COSTRUZIONI SRL; Vespignani Riccardo.
“Dall’inconfondibile profilo avveniristico che richiama le fabbriche tessili, PrismaLab è stato realizzato seguendo una matrice progettuale ben identificata con l’operare “alla pratese” – si legge nella nota – ovvero basato sull’ottimizzazione delle risorse naturali disponibili ed al recupero e riuso delle materie attraverso l’applicazione di metodi e tecnologie moderne, ad utilizzare risorse passate con metodologie moderne per proiettare la città verso il futuro. L’apertura totale al quartiere dal punto di vista di inquadramento urbanistico e architettonico, unito alla leggibilità ed il mantenimento dell’impronta originaria di fabbrica. L’uso di materiali isolanti per pareti e coperture ottenuti dagli scarti tessili e prodotti da aziende locali o comunque da prodotti isolanti di recupero. Una tecnologia costruttiva che garantisca un futuro agevole disassemblaggio per favorire un’agevole demolizione/disassemblaggio e un possibile recupero dei materiali stessi o la rimessa in circolo per il riuso. L’utilizzo attento della risorsa acqua, da sempre preziosa per l’industria tessile, che viene captata dalla falda idrica attraverso un pozzo di presa quasi costantemente alla stessa temperatura, immessa dell’impianto di climatizzazione per limitare l’apporto energetico per scaldarla in inverno e raffrescarla in estate, e poi reimmessa attraverso un pozzo di resa nella falda idrica con bilancio idrico nullo e con un importante vantaggio in termini energetici. L’utilizzo di schermature solari e sistemi di mitigazione dell’irraggiamento meccanizzati e regolabili in funzione dell’apporto necessario nelle varie fasi dell’anno.
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