Al circolo Arci di Maliseti è nato “Re.Vulva – La rivoluzione dal basso”, un collettivo che distribuisce profilattici femminili e vuole parlare di educazione sessuale e consapevolezza femminile.
Per farlo, la dirigente del circolo Arci Martina Cacciato, la consulente sessuale Costanza Gori, l’educatrice Elisa Bartolini e la grafica e tatuatrice Silvia Melis, hanno messo in piedi quattro incontri che portano il nome di “Mi conosco, quindi scelgo – Per una sessualità come non ce l’hanno mai raccontata”.
Le abbiamo incontrate per farci raccontare qualcosa di più del progetto e degli incontri.
Com’è nato il collettivo Re.Vulva?
Martina: «Il collettivo è nato all’interno di un progetto per ragazzi e ragazze, “Circle Time”, nel quale emersero delle tematiche legate al consenso sessuale e al consenso sociale. Organizzammo un incontro tra i ragazzi e alcuni professionisti e in quell’occasione chiesi alla sessuologa ospite se potevo mostrare l’utilizzo dei profilattici. Lei mi rispose di sì, chiedendo però di procurarmi anche quello femminile. Io di questo profilattico femminile avevo sentito parlare ma non ne avevo mai visto uno. Così mi sono messa in moto e ho scoperto che nessuno ne sapeva niente. Non sono riuscita a trovarlo. Le farmacie non lo vendevano e non lo avevano nemmeno in magazzino. Finito quel progetto, mi sono messa a cercarlo e alla fine ho scoperto che in Italia non viene commercializzato se non nei sexy shop, cioè viene equiparato a un sex toy, mentre in altri paesi viene distribuito gratuitamente dallo Stato oppure tramite aiuti statali. Com’è possibile?».
Costanza: «È iniziato tutto con la distribuzione del preservativo femminile. Questo è stato l’input che ha fatto nascere in Martina l’idea che c’è bisogno di farlo conoscere e quando l’ho conosciuta e ho appoggiato la sua idea le ho detto anche “Facciamola diventare una cosa più grande perché Prato ne ha veramente bisogno”. E lei è stata d’accordo. Quindi da quel momento abbiamo iniziato a pensare anche ad una divulgazione incentrata sull’educazione sessuale, perché a Prato non c’è nessuno che ne parla».
E a chi vengono donati i profilattici femminili? Sono richiesti?
M.: «Vengono dati a chiunque li chieda».
C.: «Adesso sì, sono richiesti. In realtà la disponibilità dipende molto dalle donazioni, perché sono molto costosi. L’anno scorso li abbiamo acquistati di tasca nostra via internet ma sarebbe bello arrivassero alle farmacie e ai consultori. Noi vogliamo essere un punto di riferimento a Prato per tutte le persone che cercano risposte e informazioni corrette e scientifiche sull’educazione sessuale. E il nostro vuole essere un approccio divertente, in cui il piacere è rimesso al centro in un momento in cui del piacere non parla nessuno. E perché non se ne parla, perché poi i ragazzi hanno voglia di fare sesso? Ma non è una cosa normale? Tutti facciamo sesso perché ci piace. Il piacere è una cosa di cui si deve parlare. Non è un tabù».
M.: «È anche una questione di scelta. Perché per la donna c’è solo la pillola o il diaframma? La consapevolezza di poter scegliere è importante ed è grave che manchi questa possibilità del profilattico perché colpisce ancora una volta le possibilità di autodeterminazione della donna».
Elisa: «È un discorso che parte dal femidom (profilattico femminile) ma poi abbraccia l’educazione. Spesso, quando parlo con le mie amiche mi sento rispondere “Ma perché dovrei mettermelo io?”. Quindi c’è tutto un lavoro da fare per superare questo tabù, perché finché mancherà una cultura nostra, femminile, il profilattico da solo servirà a poco».
Quindi si tratta di educare alle possibilità di scelta.
C.: «Esatto, anche se noi distribuissimo milioni di profilattici femminili non troveremmo il terreno giusto per far sedimentare questa informazione. Quindi abbiamo deciso di fornire anche il resto. I nostri incontri possono sembrare slegati tra loro ma non lo sono. Vorremmo proporre una sessualità diversa, ma non diversa da quella canonica: forniamo informazioni in più rispetto a quelle che potrebbero darti tutti gli altri. Anche su cose di cui magari non hai mai sentito parlare come l’asessualità, che è la mancanza di attrazione sessuale verso qualsiasi genere, la cui comunità invece sta crescendo sempre di più anche in Italia. Ospiteremo l’autrice del primo libro in italiano su questo tema. L’idea dei nostri incontri è quella di portare più opzioni e conoscenze possibili affinché le persone possano fare una scelta consapevole su loro stesse, là dove la sessualità riguarda ovviamente anche la sfera emotiva e affettiva».
Tra gli incontri in programma c’è il “gruppo di autocoscienza sessuale”. Cos’è?
M.: «È un appuntamento dove ci ritroviamo insieme ad un esperto e parliamo liberamente. Quello dell’anno scorso era sulla rabbia e una ragazza raccontò la propria esperienza perché aveva trovato un ambiente accogliente, dove si sentiva al sicuro. Fu uno scambio bellissimo. Quindi quest’anno lo riproponiamo ma non sappiamo quale sarà l’argomento. Potrebbe essere qualsiasi cosa. L’unica cosa che sappiamo è che sarà una serata molto intima e libera, aperta a tutti, alle donne e agli uomini».
C.: «La cosa bella che succede tra donne rispetto agli uomini parlando di sessualità è che noi parliamo delle nostre esperienze senza omettere niente. È per questo che a livello sessuale le donne sono avanti rispetto agli uomini. Le donne migliorano la propria consapevolezza sessuale sulla base della condivisione. Questi gruppi di autocoscienza ci sono fin dagli anni Settanta, quando i movimenti femministi americani aiutavano le donne a rendersi conto di quella che era la struttura sociale dell’oppressione maschile del patriarcato».
Il primo incontro in programma sarà “Ciclicità e potere femminile” (25 gennaio, circolo Quinto Martini) e tratterà le quattro fasi del ciclo femminile. Il resto del programma è qui.