«Nei nostri Comuni, ad oggi, si contano oltre 200 eventi franosi mentre il reticolo idraulico minore, che si caratterizza per la presenza di decine di torrenti, ha bisogno di interventi urgenti che consentano di recuperare la capacità di contenimento degli alvei. Non c’è tempo da perdere e stiamo lavorando con interventi in somma urgenza. Alla Regione abbiamo chiesto di intensificare il già buono lavoro di squadra».
Così dicono i sindaci della Val di Bisenzio dopo l’incontro di martedì 14 novembre con l’assessore regionale alla protezione civile Monia Monni. Un incontro per valutare i danni e gli interventi che richiedono la priorità dopo l’alluvione del 2 novembre e anche per rispondere all’appello lanciato dai primi cittadini della vallata alla Regione qualche giorno fa.
«Abbiamo fatto molto per rendere i territori più resilienti a quei cambiamenti climatici che qualcuno fino ad oggi persino negava – ha detto dopo l’incontro Monni – con i sindaci di Vernio, Cantagallo e Vaiano ci siamo presi l’impegno di lavorare ancora di più, sia per gli interventi immediati di ripristino che per l’ulteriore messa in sicurezza del territorio della Val di Bisenzio. Il Trescellere è un torrente tombato che passa nel centro del paese, sotto abitazioni e luoghi pubblici, che il 2 novembre è letteralmente “esploso” per la pressione dell’acqua, rompendo la tombatura ed allagando il centro di Vaiano. Oggi è stato ripulito, sono state rimosse le tombature ed è stato ricondotto nel suo alveo naturale, ed ora dovrà essere ricostruito un nuovo rapporto tra il torrente e l’abitato. Quello dell’interramento dei corsi d’acqua è un problema che conosciamo molto bene e stiamo intervenendo, come dimostra il lavoro fatto a Livorno, dove stiamo finendo lo stombamento del Rio Ardenza e del Rio Maggiore, che causarono l’alluvione del 2017. Proprio questi lavori hanno evitato che il 2 novembre la città di Livorno subisse nuovi danni».
«La dimensione dell’evento meteorologico che ha colpito la Toscana il 2 novembre è epocale – ha aggiunto l’assessore regionale – I dati che abbiamo evidenziano che non era mai avvenuta nella storia recente qualcosa di simile. È grazie ai lavori portati avanti negli anni scorsi dalla Regione Toscana, dagli enti territoriali e dai Consorzi di bonifica che corsi d’acqua importanti come l’Arno e l’Ombrone hanno vissuto, con relativa serenità, questo evento estremo, ma per mettere in sicurezza il reticolo minore dobbiamo anche trovare il modo di rimediare alla logica sviluppistica che anche in Toscana negli anni Sessanta e Settanta ha portato alla tombatura di molti fiumi, con scelte urbanistiche che oggi non sarebbero mai accettate ma che fanno parte del nostro passato».
«Ieri siamo stati invitati all’incontro con il ministro Musumeci che si è svolto a Campi Bisenzio – aggiungono Primo Bosi (Vaiano), Guglielmo Bongiorno (Cantagallo), Giovanni Morganti (Vernio) – Ci aspettavamo che si parlasse della situazione delle aree montane e della necessità di investire risorse ingenti, che devono arrivare dal Governo, per fronteggiare il problema del dissesto idrogeologico che unito ai nuovi fenomeni climatici costituisce la vera emergenza del nostro Paese. Così non è stato è ciò ci preoccupa non poco. Noi siamo pronti a fare prevenzione, abbiamo chiesto risorse già prima che tutto questo accadesse. Adesso al Governo chiediamo leggi, strumenti operativi e risorse per agire. Noi, come sempre, siamo pronti a fare la nostra parte. Anche il Governo faccia la sua. Sono trascorsi sei mesi dall’alluvione e dal dissesto idrogeologico in Emilia Romagna – concludono – e non ci sembra che in sei mesi né il Governo né il Parlamento abbiano prodotto norme o affidato risorse agli Enti locali per fare prevenzione».