Alluvione

Una manciata di foto, di post o di interviste come quelle che seguono non potranno mai rendere l’idea del moto collettivo di solidarietà e vicinanza che sta animando Prato (e tutti gli altri Comuni colpiti) dopo l’alluvione del 2 novembre scorso.

Un disastro senza precedenti e una certezza bellissima come l’immediata reazione che ha innescato.

Nei parenti, negli amici e nei vicini ma anche in tanti giovani e meno giovani, studenti e studentesse di ogni ordine e grado, da soli o in comitiva che si sono sentiti incapaci di rimanere in casa a guardare il disastro in tv o sui social network. E hanno raggiunto le zone colpite per spalare il fango, per ripulire case, garage, negozi e aziende ma anche per cucinare, preparare sacchi di sabbia e qualsiasi altra cosa di cui ci fosse bisogno. E poi associazioni culturali e sportive, aziende e professionisti di ogni settore stanno cercando di dare il proprio contributo, chi mettendo a disposizione spazi, chi mezzi, chi attrezzature. Una buona fetta di città si è messa subito in moto per dare una mano come ha potuto, da sola o sotto il coordinamento della Protezione Civile, dei Comuni, delle forze dell’ordine e anche dei partiti.

Forse è lo stupore di tante famiglie colpite dall’alluvione che si sono viste aiutate da perfetti sconosciuti a raccontarla meglio di qualunque altra cosa. Questa vicinanza che è solidarietà, certo, ma soprattutto senso di comunità e attaccamento ai luoghi. A quell’essere “pratese” che spesso viene usato a sproposito – e in qualsiasi occasione – ma che in questi giorni, da Vaiano a Montemurlo, da Galceti a Seano, assume i suoi connotati migliori.

La speranza adesso è che questo moto non si fermi: ci vorrà tempo perché le zone colpite tornino a qualcosa di simile alla normalità. E il disastro che ha investito la provincia di Prato non sembra ancora aver rivelato tutta la sua portata.