Maurice Nio, l’architetto che ha realizzato il nuovo Centro Pecci, è morto lo scorso 11 luglio a Rotterdam (Olanda). È stato l’assessore alla cultura Simone Mangani a renderlo noto durante il consiglio comunale del 13 luglio. E la città lo ricorda con l’importanza che merita l’autore di un progetto che ha cambiato per sempre l’immagine della città di Prato nel mondo.
«La scomparsa dell’architetto Maurice Nio ci tocca profondamente. Nio ha cambiato l’immagine di Prato con il progetto di ampliamento del Centro Pecci che è diventato un simbolo della nostra città», ha commentato infatti il sindaco Matteo Biffoni.
«Il suo progetto, donato da Elena Pecci, con l’ausilio ideale di Lara Vinca Masini, fu scelto dall’allora Presidente del Centro Pecci, Valdemaro Beccaglia e dalla Giunta del Sindaco Marco Romagnoli con la consulenza dello storico dell’architettura Marco Brizzi perché rappresentava linee di pensiero emergenti nella giovane architettura dei primissimi anni 2000 e perché visivamente legava il Centro al contesto attraverso quella antenna che ancora oggi è riconoscibilissimo – ha detto l’assessore alla cultura Simone Mangani – e svolge la funzione di cogliere le onde “sensing the waves”, appunto, il titolo del progetto. Nio è sempre rimasto legato a Prato ed ha partecipato al Grand Opening dell’ottobre 2016». Guarda qui il video della presentazione del progetto nel 2007 a Roma.
«A Maurice la città deve l’opera di architettura che ha rilanciato a livello globale l’immagine di Prato come città della contemporaneità della Toscana – ha scritto su Instagram l’assessore all’urbanistica Barberis – L’ampliamento del Centro Pecci è un’opera simbolica la cui antenna “recepisce” i segnali dei fermenti della contemporaneità che avvengono nel mondo e, allo stesso tempo, “rilancia” nel mondo le attività che vengono svolte all’interno. Nell’antenna, nel suo essere funzionalmente “inutile” ma simbolicamente così potente sta il lascito di Maurice a Prato, che si affianca al mio personale ricordo di una persona dotata di una umanità, un entusiasmo per l’architettura e per la vita fuori dal comune. Ciao Maurice».
«Grazie a Maurice Nio – commenta Stefano Collicelli Cagol, direttore del Centro Pecci – Prato e la Toscana hanno un’architettura contemporanea iconica e di grande impatto, che consente al patrimonio pubblico della collezione di essere a disposizione di chiunque voglia conoscere il Centro Pecci e la sua storia. La nuova estensione ha arricchito il museo di numerose nuove strutture che consentono al Centro di essere un luogo al servizio dell’arte e delle comunità che lo visitano».
Maurice Nio era molto legato a Prato, tanto che nel 2016, per il bando del Parco Centrale, scrisse una lettera in cui rifletteva sul valore di un parco per la città di Prato.
“Camminare in un parco è come leggere un libro, scomparire dal paesaggio urbano e riapparire in una trama non lineare. Si diventa liberi! E questo è esattamente quello di cui abbiamo bisogno oggi: avere spazi in cui ci si possa sentire liberi, nei quali si possa scomparire dalle ragnatele della realtà quotidiana – scriveva in un articolo che pubblicammo nel 2016 – Il centro di Prato ha bisogno di uno spazio simile, svincolato dalla politica e da opinioni congelate, sciolto dalle tradizionali funzioni e dall’atteggiamento “noi facciamo sempre così”. Va bene, anche il museo Pecci è uno spazio libero, e lo si può notare facilmente, ma un parco deve essere veramente aperto a tutti. Non è solo paragonabile alla scrittura di un libro come “Il nome della rosa”, ma a una narrazione come “Alice nel Paese delle Meraviglie. Ma cosa succede se un team è in grado di proporre un paesaggio così emotivo, un vero e proprio paesaggio sentimentale, surreale (ricordate la dérive di Guy Debord!); Prato sarà in grado di ospitare la realizzazione di un tale parco? Non so, se posso essere onesto. Dopo 10 anni che lottiamo per finire il museo Pecci, ho forti dubbi. Quello che so è che Prato è una città che implora un intervento in cui la natura e la tecnologia si fondano e inizino a raccontare una storia, dove il suono, la luce e la narrazione diventino una cosa sola. E non dimentichiamo gli animali, perché un parco senza animali – anatre o asini, cigni o bradipi – non è un parco. Quindi, cerchiamo di mescolare il suono, la luce, gli animali, l’ecologia, la storia, la natura e la narrazione in un parco per il futuro di Prato”.
Nella sua carriera Maurice Nio ha progettato opere inconfondibili in tutta l’Olanda e non solo. Solo per citarne alcune, i 198 appartamenti di “Two faces” e l’inconfondibile capolinea dei bus arancione di “The amazing whale jaw“, l’inceneritore a forma di coleottero di Twente o tunnel intermodale di Amstelveen. Fino, appunto, alla nuova ala del Centro Pecci, l’avveneristico progetto chiamato “Sensing the Waves”, la cui antenna dovrebbe “percepire le onde” dell’arte contemporanea. Un augurio e una missione.
Ascolta l’intervista realizzata da Tv Prato in cui Maurice Nio lega la forma della nuova ala del Centro Pecci alla Sacra Cintola.