Francesco Famiglietti (ITS Buzzi) è il presidente della Consulta Studentesca di Prato e in questa intervista ci racconta l’attività della Consulta e soprattutto le necessità degli studenti e delle studentesse pratesi.
Cos’è la Consulta e come funziona?
«Siamo un tramite tra la Provincia e i vari istituti pratesi. In ogni istituto ci sono almeno 2 rappresentanti legati alla Consulta, che si chiamano “consultini”. La nostra funzione è quella di riportare alla luce la parola degli studenti e delle scuole alla Provincia di Prato. Le nostre riunioni plenarie sono una volta al mese. Poi ci sono riunioni straordinarie e eventi straordinari con i rappresentanti d’istituto».
In cosa è coinvolta la Consulta al momento? Quali iniziative state portando avanti?
«Ci stiamo muovendo con svariati progetti. Uno per esempio, iniziato già dal presidente che mi ha preceduto, è in co-progettazione con il Comune e si chiama “Lalalab”. Si tratta di un progetto che ha come obiettivo quello di aiutare lo studente dopo il Covid, creando dei momenti di incontro tra studenti. Negli ultimi anni si è manifestato un disagio psicologico da parte dei giovani che ha portato all’ideazione di questi spazi pensati per loro. Poi un altro piuttosto recente è stato il progetto di raccolta regali natalizi in collaborazione con l’associazione Ami, che si occupa di pediatria a Prato, che ha visto coinvolti tutti gli istituti superiori di Prato. E infine un remake di un vecchio progetto sulla sensibilizzazione allo spreco alimentare e all’alimentazione».
Con il progetto “Lalalab” hai citato il disagio psicologico nelle scuole, puoi dirci di più?
«Sì, il disagio psicologico nelle scuole è soprattutto nei ragazzi più piccoli che entrano adesso in prima o seconda superiore. Hanno vissuto la pandemia alle medie e ora arrivati alle superiori vivono un distacco ancora maggiore. Non si sentono a loro agio non solo nello studio ma proprio in classe e nella scuola. Per questo proponiamo il nostro progetto “Lalalab”, che prevede l’uso di spazi esterni alla scuola. Lo psicologo della scuola aiuta ma se durante l’orario scolastico il ragazzo deve uscire dalla classe per poterci parlare questo potrebbe aumentare il suo disagio. Si sentirebbe più estraniato o escluso. Per questo i nostri momenti di incontro sono previsti in orario extra scolastico. Devono essere un esercizio di comunicazione per tranquillizzare lo studente. Si tratta di un’attività con studenti più grandi, formati da uno psicologo e un tutor adulto presente. Vogliamo dare modo alle ragazze e ai ragazzi più piccoli di sentirsi accolti e ascoltati. Non c’è un piano preciso a proposito delle attività da fare insieme, dipende dalle esigenze dello studente. Si può variare da i compiti fino ad una semplice chiacchierata».
Quali sono le principali problematiche discusse nella Consulta studentesca di Prato?
«Il problema principale sono i trasporti pubblici. Nel polo di via Reggiana soprattutto, una zona dove si trovano tante scuole, si riscontra una non coincidenza tra gli orari scolastici e gli orari dei trasporti. I mezzi sono limitati ma soprattutto non tengono conto degli orari scolastici. È una problematica su cui c’è molto da lavorare, ma ci stiamo già mobilitando per farlo presente sia alla Provincia che al nuovo ente entrato nei trasporti recentemente. Un altro problema è la viabilità ma temo che non si possa fare nulla a questo proposito. Per i problemi strutturali della scuola invece è più complicato mobilitarsi. Possiamo fare presente delle singole situazioni e la Provincia interviene il prima possibile. Ad esempio, ultimamente c’è stato un problema con il riscaldamento al Marconi ed è stato fatto presente dai consultini e poi da noi alla Provincia che è intervenuta il prima possibile. Per fortuna la comunicazione con loro è buona».
Di recente c’è stato un episodio di violenza di fronte al Liceo Michelangelo di Firenze, come si pone la Consulta a riguardo?
«Beh, sicuramente la Consulta di Firenze è la più coinvolta in questo caso. Ad ogni modo anche la nostra Consulta si è mobilitata subito per scrivere un documento a sostegno delle vittime di questo episodio. Non ci possiamo schierare politicamente, siamo un organo apartitico. Però possiamo affermare che al di là degli schieramenti politici non vogliamo che si verifichino simili circostanze. Non vogliamo che degli studenti si aggrediscano. La realtà di Prato è più piccola e presenta meno movimenti politici. Non ci sono tensioni simili sul nostro territorio e crediamo che sia un pregio perché la scuola dovrebbe essere apartitica. Si tratta di una convivenza per l’apprendimento. Quindi bisogna essere tutti uniti per raggiungere un obiettivo comune».
Se potessi mandare un messaggio ai politici pratesi o alle scuole cosa gli diresti? Cosa vorresti chiedere tu in quanto studente?
«Personalmente vorrei che le scelte dei giovani non fossero limitate, dovrebbero essere meno scolarizzate. Il sistema adesso ci condiziona molto imponendoci strade “prescelte”. È difficile per noi studenti arrivare a chiederci se stiamo facendo la scelta giusta. Sono sicuro di voler fare questo? È questa la mia strada? È adatta a me? Non viene calcolato l’errore durante il percorso di studi ma poi dopo ognuno di noi ci dovrà fare i conti. Le scelte sbagliate ci devono essere. E per questo lo studente non va colpevolizzato ma aiutato. Ci vorrebbe un po’ più di orientamento. Durante la scuola e anche dopo».