Erano le 17:00 di un martedì e l’aeroporto JFK di New York City era affollato come al solito, con molte persone diverse che andavano e venivano da diversi terminal. Circa 30 minuti dopo, l’aeroporto era già un po’ più affollato, poiché più di 100 studenti dell’University of New Haven hanno iniziato a spostarsi verso il Terminal 4.
Ogni semestre, in autunno e primavera, gli studenti dell’Università di New Haven, situata a West Haven, Connecticut, negli Stati Uniti, vanno a Prato per un periodo di studio all’estero.
Essendo io uno studente del terzo anno in affari internazionali, ma anche una persona che ha passato molti anni a cercare di imparare l’italiano, ho deciso di unirmi agli studenti in questa esperienza, e ora vivo vicino a Piazza San Francesco, dove si trova il campus satellite dell’Università di New Haven.
All’Università di New Haven, ho quasi finito il mio terzo anno, dove sfrutto ciò che imparo nel mio campo di studio per concentrarmi sui rapporti internazionali. Di solito, quando studio nel campus principale del Connecticut, frequento lezioni incentrate sulla sicurezza nazionale e scienze politiche, ma poiché le lezioni sono un po’ diverse nel campus di Prato, studio attualmente la cultura italiana, i media e la letteratura italiana. Inoltre, grazie alla mia passione per la lingua italiana, ho avuto la fortuna di avere mentori all’università che mi hanno aiutato a farmi fare esperienze che mi cambiano la vita mentre esploravo la città. Una di queste esperienze è poter scrivere per Pratosfera.
Come persona che non ha mai vissuto all’estero per un lungo periodo di tempo, questo è stato difficile per me, sia in senso culturale che linguistico. Pur avendo una conoscenza fondamentale della lingua, l’adattamento al dialetto pratese e alle diverse usanze della città mi ha portato a ripensare la mia identità e la mia cultura. Nonostante questo, esplorare la città ed espormi a situazioni in cui parlo solo italiano hanno arricchito l’esperienza formativa che mi dà Università di New Haven. Mi aiutano anche a raggiungere il mio obiettivo a lungo termine, che è diventare fluente in Italiano.
In quanto madrelingua inglese, mi trovo spesso in situazioni scomode, sia quando la mia comprensione culturale si scontra con la cultura pratese, sia in situazioni in cui non riesco a comunicare con nessuno intorno a me perché parlano velocemente o usano frasi pratesi, un accento non familiare. Mentre ciò accade, spesso devo ricordare a me stesso che questo disagio che provo è ciò che può veramente portare alla crescita, e se mi immergo il più in basso possibile nell’ignoto, potrei venire in superficie come una persona diversa.
Durante il mio primo mese a Prato, questo è il motto con cui ho vissuto. Ora, mentre cammino per la città, mi sento più a mio agio quando parlo con estranei o partecipo a eventi che si svolgono interamente in italiano. Non è sempre facile, ma sento che sto crescendo come persona mentre sono qua. Inoltre, la possibilità di partecipare a eventi culturali mi ha permesso di confrontare quello che so negli Stati Uniti e quello che sto vivendo a Prato, e siccome mi occupo di affari internazionali, sento che questo è prezioso mentre cerco di capire la cultura italiana.
Lo scorso fine settimana, ho potuto assistere in prima persona a qualcosa che ho appreso solo di recente su Prato, ovvero che contiene la Chinatown più grande d’Europa. Lo scorso fine settimana, alla sfilata del capodanno cinese, ho potuto sperimentare la versione italiana di una
tradizione che si tiene in tutto il mondo.
Negli Stati Uniti, la mia esperienza con il capodanno cinese si è in gran parte limitata alla parata che si tiene a Boston, Massachusetts, che ho visitato alcune volte. Anche se ci sono molte differenze tra le sfilate che ho vissuto negli Stati Uniti e le sfilate che ho vissuto qui a Prato, una
cosa è la stessa, ovvero che si tratta di un evento unificante, in cui migliaia di persone di molte culture sono in grado di riunirsi per imparare e celebrare la cultura cinese.
Ero curioso di conoscere il capodanno cinese pratese, e quindi ho seguito la sfilata dalle 9 del mattino fino alla fine della sfilata, intorno alle 13:00. Non solo ho potuto seguire la sfilata per le tortuose strade di Prato, ma sono rimasto anche affascinato da ciò che ho osservato durante la sfilata.
Mentre i petardi esplodevano ai lati delle strade, ho guardato la danza del dragone mentre le persone guardavano meravigliate dai lati, tutti catturando lo stesso momento con i loro telefoni cellulari da diverse angolazioni. Anche solo per tre ore, nonostante le barriere linguistiche o le
differenze culturali, tutti potrebbero unirsi e celebrare questo giorno. Pur vivendo in centro città, quella mattina ho realizzato quanto sia vasta e interessante la città di Prato, e mi ha fatto capire l’importanza di immergersi con tutto il cuore in una comunità, per conoscere e capire la gente e le culture al suo interno. Mentre avanzo nel mio tirocinio con Pratosfera, il mio intento è quello di vedere quanto più possibile della città e, nonostante le barriere che possono sorgere, siano esse culturali o linguistiche, abbracciare l’incertezza.
Nei prossimi mesi Samuel Weinmann racconterà Prato dal suo punto di vista. Seguirà concerti, spettacoli e molto altro e poi ne scriverà sia in inglese che in italiano su Pratosfera.
English Version
It was 5 p.m. on a Tuesday, and JFK Airport in New York City was busy as usual, with people from all walks of life coming and going throughout different terminals. Approximately 30 minutes later, the airport was just a little bit busier, as more than 100 students from the University of New
Haven started to shuffle towards Terminal 4.
Every fall and spring semester, students from the University of New Haven, located in West Haven, Connecticut in the United States travel to Prato for a semester abroad. As a junior international affairs major, and as someone who has spent many years trying to learn Italian, I decided to join the students on this trip, and now I live near Piazza San Francesco, where the University of New Haven’s satellite campus is located.
At the University of New Haven, I am finishing up my junior year, where I leverage what I learn in my field of study to concentrate on international reporting. Normally, when studying at the main campus in Connecticut, I would take classes that focus on national security and political science, but as the classes are a bit different at the Prato campus, I am now taking classes that focus on Italian culture and Italian literature and media. Moreover, due to my passion for the Italian language, I have been lucky to have mentors at the university who have helped give me life-changing experiences while exploring the city–one of which is being able to write for Pratosfera and to start writing and reporting in a foreign language.
As someone who has never lived abroad for a long period of time, this has been a huge shift for me, in both a cultural and a linguistic sense. Although I have a foundational knowledge of the language, adapting to the Pratese dialect and to the different customs of the city have caused
me to rethink my identity and my culture. Despite this, exploring the city and exposing myself to situations where I can only speak Italian have enriched the educational experience that I’m given by the University of New Haven. They also help me achieve my long term goal, which is to
achieve fluency in Italian.
As a native English speaker, I frequently find myself in uncomfortable situations, whether it’s when my cultural understanding clashes with the Pratese culture, or situations where I’m unable to communicate with anyone around me due to them speaking quickly or using slang I’m
unfamiliar with. As this happens, I often have to remind myself that this discomfort I’m feeling is what can truly lead to growth, and if I submerge myself as far down as I can into the unknown, I might come to the surface as a different person.
Throughout my first month in Prato, this is the motto that I have been living by. Now, as I walk throughout the city, I’m more comfortable striking up conversations with strangers or attending events that are conducted entirely in Italian. This isn’t always easy, but I find that I always feel like I’m growing while I’m here.
Additionally, being able to attend cultural events has allowed me to make comparisons between what I know in the United States and what I am experiencing in Prato–and as my major is international affairs, I feel like this is invaluable while trying to understand Italian culture. Just this past weekend, I was able to visualize first-hand something that I have only recently learned about Prato, which is that it contains the largest Chinatown in Europe. This past weekend, at the Chinese New Year Parade, I was able to experience the Italian version of a tradition that is held throughout the entire world.
In the United States, my experience with Chinese New Year has largely been limited to the parade held in Boston, Massachusetts, which I have experienced a few times. Although there are many differences in the parades I’ve experienced in the United States versus the parades that I’ve experienced here in Prato, one thing remains the same, which is that it’s a unifying event, where thousands of people from many cultures are able to gather together to learn and celebrate Chinese culture.
As I was curious about what Chinese New Year was like in Prato, I followed the parade from 9 a.m. until the parade finished around 1 p.m. Not only was I able to follow the parade through the winding streets of Prato, but I was also fascinated by what I observed along the way.
As firecrackers went off on the sides of the streets, I watched the Dragon Dance as people watched in wonder from the sides, everyone capturing the same moment on their cell phones from different angles. Even for just a few hours, despite language barriers or cultural differences, everyone was able to enjoy and celebrate the same moment in time.
Despite living in the city center, it occurred to me that morning just how vast and interesting the city of Prato is, and it made me realize the importance of immersing yourself wholeheartedly in a community, to get to know and understand the people and the cultures within it. As I progress through my internship with Pratosfera, my intent is to see as much of the city as I can, and despite barriers that may arise–whether they be cultural or linguistic–to embrace ambiguity.