galleria degli alberti

La storia della Galleria degli Alberti è una storia che parla di banche, opere d’arte trasferite di notte, tribunali, fallimenti, vincoli, ricorsi e di una città che si è mobilitata affinché la bellezza del suo patrimonio artistico potesse continuare ad essere ammirata e condivisa.

La collezione è costituita da 142 opere, tra cui il “Crocifisso in cimitero ebraico” di Giovanni Bellini, la “Coronazione di Spine” di Caravaggio, la “Madonna con Bambino” di Filippo Lippi e altre numerose opere del Seicento fiorentino e un grande numero di sculture. Si trova sopra quella che dal 1870 è stata la sede della Cassa di Risparmi e Depositi di Prato, in via Alberti 2, tra Piazza San Francesco, Piazza San Domenico e Piazza del Comune. Quel palazzo è da sempre rimasto sede dei risparmi dei pratesi: prima come Cassa di Risparmio di Prato, poi come Banca Popolare di Vicenza e oggi come Intesa San Paolo.

La Galleria degli Alberti – come possiamo leggere sul sito Pratoturismo.it – viene aperta al pubblico per la prima volta nel 1984, in quello che veniva chiamato “il piano nobile”, il primo della struttura. Le opere rimangono di proprietà della Cassa di Risparmio di Prato fino alla sua chiusura, nel luglio del 2010. La banca pratese venne incorporata nella Popolare di Vicenza che ne acquisì, di conseguenza, anche la collezione di opere, dal valore inestimabile.

Già dopo due anni le opere più prestigiose iniziano a “essere trasferite” (alcune anche in piena notte), con la scusa di mostre temporanee a Vicenza. Ne seguirono una serie di polemiche in città da parte dell’opinione pubblica, giornali, associazioni di categoria e politica. Il presidente dell’istituto di credito Gianni Zonin – che non ha mai suscitato molta simpatia nei pratesi – rispondeva candidamente a tali critica, parafrasando, “i quadri sono miei, ne posso disporre di quello che voglio”. Inizia allora una mobilitazione per far riconoscere la collezione come un “bene culturale complessivamente protetto”, legato alla storia identitaria di Prato e vincolata alla città.

Passano gli anni e, come è noto, la Banca Popolare di Vicenza non se la passa bene, per usare un eufemismo. Il 23 giugno 2017 la Banca Centrale Europea accerta che BpVi è in dissesto o a rischio di dissesto. Il 25 giugno 2017 il Governo Gentiloni dispone la liquidazione coatta amministrativa della banca. Nella notte fra il 25 e il 26 giugno i commissari liquidatori nominati dalla Banca d’Italia, in attuazione delle indicazioni del Ministero dell’economia e delle finanze, provvedono alla cessione di attività e passività aziendali a Intesa Sanpaolo, al prezzo simbolico di 50 centesimi.

Da quel momento inizia una diatriba tra la città di Prato, Intesa San Paolo da una parte e i liquidatori dell’ormai ex BpVi dall’altra, che si è conclusa soltanto questa settimana.

Inizialmente, nel 2017, sembra esserci un accordo per fare rientrare le opere presso la Galleria degli Alberti. Il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e della Sovraintendenza dichiara il Palazzo dei Conti Alberti di interesse particolarmente importante e la relativa collezione della Galleria di Palazzo degli Alberti, come bene pertinenziale dell’edificio. Ma i liquidatori presentano ricorso contro i vincoli e un ricorso specifico alla presidenza della Repubblica soltanto per il Crocifisso del Bellini e, brevemente, cerca di trovare il modo di avere le mani più libere possibili per vendere le opere ai migliori offerenti.

Una diatriba particolare coinvolgerà il “Crocifisso in cimitero ebraico” di Giovanni Bellini, uno dei più importanti dipinti della collezione. I liquidatori cercheranno di tenerlo sul territorio vicentino, in quanto Bellini è uno dei rappresentanti di spicco della storia dell’arte del territorio. Nel panorama sullo sfondo del quadro, ad esempio, si riconoscono edifici della città veneta.

Le opere tornano a Prato in una notte – così come se n’erano andate – dell’aprile del 2018. Il Tar respinge vari ricorsi dei liquidatori della banca vicentina (fatti contro il ministero della Cultura, il Comune di Prato, la Fondazione Cassa di Risparmio di Prato e l’Associazione Amici dei Musei), decretando il legame indissolubile tra i beni della Collezione ed il Palazzo dei Conti Alberti e, quindi, di fatto, con quello della città di Prato.

Nel frattempo, Intesa San Paolo, riapre con grande gioia della città, la Galleria degli Alberti: lo fa prima nel 2018 con una piccola anteprima di una manciata di opere e, con alcuni ritardi causati dalla pandemia, nel marzo del 2022 proponendo un nuovo allestimento del locale ed esponendo 90 delle 142 opere.

La diatriba vicentina si conclude definitivamente e per sempre il 1 febbraio del 2023. Arriva questa settimana, infatti, la sentenza del Consiglio di Stato che mette la parola fine alla querelle intorno alla Galleria degli Alberti, rigettando per l’ultima volta i ricorsi dei liquidatori. Tutte le opere resteranno a Prato, vincolate al Palazzo degli Alberti, con somma felicità di tutti i pratesi.

Oggi la Galleria è aperta al pubblico il sabato e la domenica dalle 10:30 alle 19:00 (ultimo ingresso alle 18:00), l’ingresso è gratuito, con prenotazione del biglietto.

E di vicentino nel Palazzo degli Alberti rimarrà soltanto il panorama che si può ammirare sullo sfondo della Crocifissione del Bellini.