Mishel Domenssain quando ha girato il video con Caparezza era incinta. È passato circa un anno da allora, e infatti sale sul palco di Bonistallo con sua figlia in braccio. La consegna a suo padre e si fa il segno della croce. Imbraccia la chitarra, ci comunica che è il suo primo concerto da tantissimo tempo e comincia a raccontare le sue storie di natura e di magia, di sangue azteco e di donne guerriere.
La giovane cantautrice messicana ha un viso bellissimo che rimanda a un miscuglio strano di razze e popoli. La sua poetica è del tutto intrisa di una propria spiritualità, fatta di cielo e di terra, e questo traspare sempre dalla sua voce potente e cristallina, sia che parli delle proprie origini sia che tratti di amori disperati e sofferti. Forse è proprio per questa voce dal sapore antico e latino che Caparezza la nota per un suo pezzo (“La selva”) e la contatta per fare, di quel pezzo, il ritornello di uno dei pezzi più riusciti dell’ultimo “Exuvia”: quel “El sendero” che incita il guerriero ad attraversare il sentiero del dolore e dell’allegria.
E infatti Michel Domenssain attraversa, durante il suo concerto al Festival delle Colline, entrambi i sentieri: quello del dolore da sola, in un set intensissimo per sola voce e chitarra in cui ha alternato i propri pezzi ad alcuni della tradizione messicana, e quello dell’allegria in buona compagnia, accompagnata da chitarra, basso e batteria dei SurRealistas, compagine pisano-livornese che è solita accompagnare Bobo Rondelli nel suo ultimo tour e che conosce bene quelle sonorità. Ed è lì che la “bruja mestiza”, la strega mezzosangue, dà il meglio di sé: nella seconda parte con i tre musicisti che vestono con gusto e cura quelle canzoni. Il finale è ovviamente affidato a “La selva / El sendero”, conosciuta, grazie a Caparezza, da tutti i presenti.