L’onnipotenza di chi ce l’ha più grosso (il mezzo) è il mio pensiero più ricorrente quando sono in sella alla mia bici: due ruote non possono certo competere con un qualsiasi quattro ruote a motore per grandezza o potenza.
La bici è mobilità lenta, non ingombrante, ecologica, veloce e comoda ma per gli habitué delle quattro ruote è un mezzo che crea intralcio e rallenta la viabilità (come se le strade fossero di uso esclusivo delle auto). Tutti i giorni in bici è una lotta alla “sopravvivenza” nell’ignoranza dei più del codice della strada e alla prepotenza di “chi ce l’ha più grosso”. Ma non demordo, non voglio certo cambiare le mie abitudini per colpa di chi ancora non ha capito che le bici fanno parte del sistema della mobilità di una città.
In un paese dove l’auto è sempre stata considerata un bene primario, necessario e non sostituibile è chiaro che si incontra difficoltà nel cambiare questo pensiero e usare un mezzo “diverso” per spostarsi. È certo che nessuno impone di rinunciare all’auto ma è cosa buona limitarne l’uso quando strettamente necessario e soprattutto magari provare (inizialmente con fatica) a cambiare abitudini di spostamento rimpiazzando l’auto con bici, mezzi pubblici, car sharing etc.
Comunque, detto questo, vi racconto come la mia giornata tipo è rimasta la stessa anche se ho cambiato il mezzo di spostamento da tre anni, un “old/new me”.
Ore 8.00: partenza da casa a piedi ed accompagnare i bambini del Pedibus (una linea creata da me che parte dal cimitero di Galciana, con ampio parcheggio kiss&go genitori/figli, e arriva alla scuola primaria Da Vinci a Vergaio) circa 1,5 km. Ritorno a casa per prendere la bici ed andare a lavoro (5 km circa Galciana – zona Fabbricone) con buono o cattivo tempo, non a caso questo è il mio motto: “Non esiste buono o cattivo tempo, ma esiste buono e cattivo equipaggiamento” cit. Baden Powel.
Finisco la giornata con rientro a casa in bici per lasciare il mezzo e ripartire a piedi per riprendere mio figlio da scuola. Per la spesa più pesante uso l’auto ma per piccole cose carico le borse della bici. Tutto questo qualche anno fa era per me impensabile, prendevo l’auto per accompagnare mio figlio a scuola e proseguivo poi per lavoro.
È bastato provare e poi tutto non è mai stato più semplice di così e soprattutto meno stressante. Da idealista quale sono mi piace pensare che questa mia esperienza e quella di tanti altri possa essere di stimolo e faccia riflettere sul fatto che non vince sempre chi ce l’ha più grosso (il mezzo) ma che la bici offre benefici alla persona (elenco infinito) e a tutta la comunità.
Valentina Martini
Questa è una rubrica su una mobilità sostenibile e a pedali, un luogo di confronto e discussione in merito a tutto il mondo della bicicletta. Se hai una riflessione da condividere legata a qualcosa che ti è successo in sella mentre pedalavi, per esempio, scrivi a [email protected]