“Color carne” è il progetto realizzato da Giuditta Rossi, strategist e nera, e dalla storyteller Cristina Maurelli, bianca: insieme lavorano per Bold Stories, una società di consulenza strategica, su progetti corporate e, per caso, si sono trovate a parlare di colori realizzando, con una certa sorpresa, che quando diciamo “color carne” intendiamo implicitamente il rosa pallido, quasi bianco, tipico delle persone di razza caucasica.
“Di che colore è il color carne?” è la domanda che ha dato via al progetto, mentre la campagna è in partenza per martedì 22 febbraio e le card da condividere sui social sono già disponibili sul sito: la campagna vuole sensibilizzare e far “cambiare colore al color carne”, perchè anche l’uso delle parole “nudo” e “naturale” non è la soluzione, con la condivisione di card con immagini e grafica originali. Oltre al un “colorimetro” coi colori dell’umanità, sul sito ci sono anche approfondimenti e strumenti che mostrano come questa tematica si affrontata nel mondo in diversi settori: dall’editoria, al prodotti (basta pensare ai banali cerotti, o al fondotinta) fino ai progetti artistici.
L’idea che il color carne sia rosa presuppone ritenere che, inconsciamente, pensiamo che la pelle di una persona bianca sia la norma: “Color carne” vuole dimostrare come concetti che sembrano inoffensivi siano in realtà portatori di discriminazione e pregiudizio e di come basti poco per rendersene conto e cambiare punto di vista. Di fronte a temi come questi spesso si tende a sminuire il problema o a considerarlo trascurabile, invece è proprio modificando queste false certezze che si possono cambiare le cose.
La campagna intende amplificare l’argomento anche in Italia sensibilizzando non solo le persone, ma invitando gli editori e i brand a fare un piccolo ma significativo passo cambiando il loro vocabolario, e magari pensando a nuovi prodotti inclusivi.
“In questo caso parliamo di discriminazione sul colore della pelle – dice Giuditta Rossi – ma lo stesso vale per tutte le categorie sotto rappresentate. Color Carne può diventare il punto di incontro per chi vuole costruire una società in cui la diversità venga valorizzata e in cui ogni persona sia in grado di riconoscersi”.
“Il nostro progetto diventa l’occasione per immaginare un modo diverso e di pensare, parlare, agire e anche di fare business – aggiunge Cristina Maurelli – I bias, proprio per la loro natura culturale, possono riguardare tutti ed è importante non colpevolizzare, ma prendere coscienza e fare la scelta di cambiare”.