Mirka Andolfo, star del fumetto di fama internazionale, è stata ospite della fumetteria Book Seller di Prato per una sessione di firmacopie domenica 13 febbraio.
Autrice di “Mercy”, “Sacro/Profano” e “Sweet Paprika” ( e “Hot Paprika”, la sua versione più hot, appunto), Mirka Andolfo lavora per Star Comics e ha prestato il suo talento a testate come “Wonder Woman”, “Punchline”, “HarleyQuinn”, “She-Hulk”, “Catwoman”, “Miss Marvel” o “Lobo” per Marvel e DC Comics.
Ho visto che è uscito il romanzo prequel di “Mercy”, “Goodwill”, ed è in arrivo il fumetto nuovo, “Merciless”. Che effetto fa vedere qualcuno che prende qualcosa che hai creato tu e che gli inventa una storia su quello che è successo prima?
«È molto bello, perché fa piacere vedere una propria opera reinterpretata da una persona talentuosa come Manlio (Castagna). Anche con Arancia Studio, che si occupa di tutte le mie opere, avevamo da tempo voglia di espandere l‘universo di uno dei miei fumetti, e “Mercy” ci sembrava perfetto per farlo con un libro. È un racconto gotico, quindi in versione romanzo secondo me avrà il suo fascino, e quando c’è stata questa possibilità ne sono stata contenta. Manlio Castagna non ha bisogno di me, è un incredibile…anzi, è uno scrittore che lavora da anni ad altissimo livello, quindi sono onorata di averlo a bordo».
Ho letto un po’ la trama, è quasi un horror.
«Si, assolutamente! Il bambino, Goodwill, è quello che poi diventerà un personaggio molto importante nel fumetto».
Crei e lavori anche nella DC e alla Marvel con personaggi femminili.
«Non necessariamente in realtà».
«Giusto, è vero. Secondo me c’è bisogno di personaggi femminili importanti nel fumetto, ora, e i tuoi lo sono. Era questo.
«Personalmente lo faccio per una questione di mio gusto personale. Credo sia importante che ci siano personaggi femminili, nel fumetto, e io personalmente ho sempre amato raccontare personaggi forti, o che magari lo diventano durante la storia, altrimenti sarebbe una noia se fossero forti dall’inizio alla fine. Mi piace creare personaggi che magari all’inizio hanno delle difficoltà e che riescono a fronteggiarle, sia che siano in un fumetto di avventura che in “Sweet Paprika” che è una commedia romantica, e non c’è azione, combattimenti e morti. C’è sempre questa lotta, e sento di riuscire a raccontare meglio i personaggi femminili…forse è una cosa personale mia, tutto qui: mi immedesimo meglio».
È anche vero che “umanizzi” i mostri. Tiri fuori il lato umano di persone o creature che teoricamente non dovrebbero averlo
«Si, non è una cosa che faccio coscientemente ma è così. Sono appassionata di villains in generale, per me sono proprio fighi. Anche nel mondo DC Comics i villains sono…tutti i personaggi DC sono fantastici, ma i villains in particolare sono iconici, e io li amo moltissimo. Quando racconto le mie storie i personaggi, anche se alla fine magari sono buoni, hanno sempre un lato oscuro che mi piace molto raccontare. Penso che alla fine non esistano personaggi buoni e basta: sono noiosi e neanche molto credibili. Più sono oscuri, meglio è».
C’è una testata in cui non hai mai lavorato che però ti fa pensare: Madonna, se potessi metterci le mani cosa non farei?”
«Ci devo pensare, perché è una domanda molto complessa. Di recente ho avuto modo di lavorare su Lobo, e qualche anno fa quando mi facevano questa domanda dicevo: mi piacerebbe fare Lobo, quindi sono molto contenta di questa cosa. Adesso l’importante è che sia un personaggio nuovo, stimolante, magari pure un po’ lontano dai miei soliti. Non so bene quale ma tutto ciò che è nuovo e diverso mi piace».
Ti ricordi il primo fumetto che hai letto?
«Si: “Topolino” sicuramente, come il 99% delle persone. Quello che mi ha appassionato in età un po’ più adulta è stato forse “Witch” della Disney, e mi sembra che andassi alle medie: mi ha cambiato la vita, sono diventata super appassionata di Barbucci e Canepa (i creatori del fumetto ndr), poi ho scoperto i manga, gli americani…è stato un primo step, ed è quello che mi ha fatto pensare che volevo fare questo lavoro. Mi piaceva il fatto che c’erano personaggi femminili molto belli con cui ogni ragazza si poteva immedesimare…ma secondo me anche i ragazzi amavano “Witch”, ma non lo potevano dire (ride n.d.r.). Il bello di “Witch” è che c’era di tutto: c’era la magia, l’azione, il romanticismo…e comunque c’erano anche personaggi maschili! Era molto sfaccettato e quando da ragazzina mi sono trovata fra le mani questo fumetto, ho detto: wow! C’è di tutto, ed è bellissimo».
Come hai fatto a trovarlo, sei andata in edicola e l’hai preso per caso?
«Leggevo tanto “Topolino”, ed era uscita la pubblicità su un numero. Già a prima vista i disegni erano bellissimi, e anche solo quelli mi invogliavano a cercarlo, quando poi l’ho letto…diciamo che sono arrivata per i disegni e sono rimasta per tutto».
Quando crei un personaggio come funziona? Ti visualizzi prima l’aspetto fisico e poi aggiungi il carattere o nasce tutto insieme?”
«Guarda, ci hai proprio preso: i personaggi che faccio non nascono mai per essere protagonisti di qualcosa, tanto per cominciare. Paprika, o anche Mercy, nascono come sketch: mi diverto tantissimo a creare il design dei personaggi quindi il visual è la prima cosa che esce fuori. Ovviamente con gli anni e i mesi li modifico parecchio, ma un personaggio nasce quando lo creo nel mio tempo libero e mi ci fisso: inizio a creare vari sketch dove avviene anche qualcosa, e in questo modo la storia nasce da sola. Praticamente prima creo il visual, e insieme al visual e a tutti i dettagli che gli creo si crea anche la storia nella mia testa: prima viene il protagonista e poi tutti gli altri, e la storia. Paprika, all’inizio, era nata solo perché mi divertivo a fare questa diavoletta un po’ timida: col tempo sono nati gli aspetti del suo carattere, il dualismo fra il suo lato timido e il suo lato aggressivo, ma all’inizio era nata perché mi piaceva giocare con questo contrasto della diavoletta timida, mi faceva ridere».
È diversa la reazione ai tuoi fumetti fra il pubblico italiano e quello americano?”
«“Mercy”, per dire, ha due scene di sesso in tutta la storia ma se senti alcuni lettori americani lo descrivono come fumetto erotico, mentre in Italia dicono: sì “Hot Paprika” è sexy, però dai, non così tanto. Credo sia una questione di semplice percezione. In America già “Sweet Paprika” è considerato molto forte. In generale comunque i fan, sia in Italia che all’estero, sono dolcissimi e credo di essere molto fortunata da quel punto di vista: sono spesso persone deliziose, molti diventano miei amici li vedo da anni in fiera e si è creato un bel legame. Devo dire che mi sento molto fortunata, non è scontato avere persone così carine che ti supportano».
Ultima domanda, per curiosità personale: sei mai stata al “ComiCon” di San Diego?”
«Sì, due volte. In realtà non quanto in altre fiere americane, e la seconda volta è stata post pandemia: è stata un po’ particolare, una sorta di edizione speciale, e ti dirò che era molto sotto tono rispetto alla prima e unica volta che avevo fatto il San Diego. È una fiera molto grande, ma non caotica come ci si può aspettare: penso che Lucca sia la fiera più caotica e piena che ho mai visto al mondo, ma proprio senza ombra di dubbio! Personalmente reputo più interessanti fiere come il “New York ComiCon” o altri: San Diego è molto bella ma forse incentrata sull’intertainment in generale. Anche New York è così, ma mi è sembrato che il fumetto forse fosse più presente. Per gusto mio preferisco altre fiere, ma è molto bella e ci sono un sacco di cose interessanti…e un sacco di file da fare! Mi ricordo che la prima volta a San Diego c’erano delle cose che volevo vedere e non ci sono riuscita perché c’erano delle file lunghissime, quindi non ho visto niente»
Però tanti hanno visto te
«Si, hanno visto me». (ride nd.r.)