Apre sabato 22 maggio (fino al 21 novembre) al museo del Tessuto “Turandot e l’Oriente fantastico di Puccini, Chini e Caramba”, mostra la cui genesi particolare (oggetti ritrovati in un baule) era stata raccontata lo scorso marzo. Il museo del Tessuto è in via Puccetti 3- Ingresso: intero 10 euro, ridotto 8 euro.
Il percorso espositivo
“Il percorso espositivo della mostra – che occupa circa 1.000 metri quadri complessivi – si apre nella Sala dei Tessuti Antichi con una selezione di circa 120 oggetti della collezione Chini, proveniente dal Museo di Antropologia e Etnologia di Firenze”.
“Come già ricordato, la collezione Chini venne donata dal Maestro al Museo nel 1950 e vi rimase esposta fino agli anni Settanta; in seguito, solo alcuni degli oggetti conservati sono stati visibili al pubblico. Questa mostra rappresenta dunque un’occasione per valorizzare una delle collezioni più preziose e interessanti del Sistema Museale dell’Ateneo fiorentino”.
“Il visitatore potrà ammirare tessuti, costumi e maschere teatrali, porcellane e strumenti musicali, sculture, armi e manufatti d’uso di produzione thailandese e cinese – suddivisi per ambiti tipologici all’interno di grandi teche espositive – che sono stati continua fonte di ispirazione per l’Artista e sono diventati soggetti di suoi numerosi dipinti”.
“L’esposizione prosegue al piano superiore con una sezione dedicata alle scenografie per la Turandot e al forte influsso che l’esperienza in Siam ebbe nell’evoluzione del percorso creativo e stilistico di Chini. Accanto a opere provenienti da collezioni private e a molti reperti inediti e curiosi – come una tradizionale piroga monoposto di legno in uso a quei tempi per solcare le acque del fiume Menam, per molti anni conservata nella casa al mare di Lido di Camaiore e utilizzata dallo stesso Chini sulle mare della Versilia – si cita a titolo di esempio la tela raffigurante “La fede”, parte del trittico La
casa di Gothamo di proprietà della Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti. Invece, la grande tela raffigurante la Festa dell’ultimo dell’anno a Bangkok, anch’essa appartenente alla Galleria, è oggetto di un’installazione multimediale che dialoga con una bellissima testa di dragone della Collezione Chini”.
“In questa sala sono esposti anche i cinque straordinari bozzetti finali delle scenografie della Turandot provenienti dall’Archivio Storico Ricordi di Milano e altre due versioni di proprietà privata. Tra tutte si segnala Vasto piazzale della reggia (FOTO 6) dove viene ambientata una delle scene più famose della Turandot, quella dei tre enigmi. Chini rappresenta in tutto il suo sfarzo la reggia della principessa, appagando le aspettative del grande Maestro. Nella prima versione di questa scenografia sono ancora visibili i segni a matita che vanno a cancellare la parte superiore della scalinata. Sono fatti da Puccini che esclamò “Vedi Galileo, qui bisogna fare un trucco scenico perché se no… io la sfiato
[il soprano], tu la risfiati, e quando arriva in fondo farà aahh!!!” (cit. catalogo della mostra)”.
“La terza e ultima sala riunisce finalmente, dopo decenni di oblio, gli straordinari costumi della prima dell’opera. Infatti, accanto a quelli della protagonista di proprietà del Museo – su una grande pedana rialzata che la prima volta nella storia riunisce la straordinaria parata realizzata da Caramba nel 1926 – sono esposti anche 30 costumi straordinari provenienti dall’archivio della Sartoria Devalle di Torino, comprendenti i ruoli primari e comprimari – l’Imperatore, Calaf, Ping, Pong e
Pang, il Mandarino – e i secondari – i Sacerdoti, le Ancelle, le Guardie, i personaggi del Popolo”.
“Si tratta dei costumi originali realizzati per la stessa edizione dell’opera, anch’essi inizialmente scomparsi, ma poi rocambolescamente ricomparsi a metà degli anni Settanta ed entrati a far parte definitivamente di questo meraviglioso archivio storico privato. In mostra anche alcuni bozzetti originali e pochoir dei costumi dell’opera del celebre illustratore
Filippo Brunelleschi, artista inizialmente designato da Puccini, il manifesto originale della prima dell’opera e la riduzione per canto e piano editi da Casa Ricordi e illustrati con la celebre immagine di Turandot realizzata da Leopoldo Metlicovitz, a oggi una delle immagini più iconiche del melodramma italiano. A Iva Pacetti, protagonista silenziosa della nostra mostra, il Museo ha dedicato una sezione espositiva multimediale a conclusione del percorso”.
Hanno detto
«Dopo tanti mesi di chiusure e riaperture a singhiozzo, aprire nuovamente le porte del Museo con una mostra straordinaria come questa rappresenta per noi una grande emozione – ha detto Francesco Nicola Marini, presidente della Fondazione Museo del Tessuto di Prato – Ringrazio col cuore gli enti che ci hanno sostenuto in questa grande impresa, le molte e prestigiose istituzioni che hanno collaborato con prestiti e collaborazioni scientifiche di alto profilo – primo fra tutte il Sistema Museale di Ateneo – il Direttore, il Comitato scientifico ed i curatori, tutto lo staff del Museo che non
finirà mai di stupirmi per le competenze e la passione che infonde in ogni progetto del Museo».
«La fruttuosa collaborazione tra il Sistema Museale dell’Ateneo fiorentino e il Museo del Tessuto di Prato permetterà di valorizzare la raffinata collezione raccolta da Galileo Chini in Oriente. Fonti inesauribili di ispirazione per la sua pittura e la sua poliedrica attività, gli oggetti esposti testimoniano l’impatto che il percorso del grande artista ha avuto sulla collaborazione con Puccini», ha detto Marco Benvenuti, presidente del Sistema Museale di Ateneo, Università degli Studi di Firenze.