Saremo tutti d’accordo nell’ammettere che non è il periodo più semplice per rappresentare gli studenti e le studentesse della città. La Consulta degli Studenti rappresenta un organo istituzionale fondamentale della vita studentesca, anche oggi, tra didattica a distanza e lezioni su Meet, presidio di democrazia e rappresentanza per tutte le scuole superiori della provincia di Prato. Le sue funzioni principali sono: assicurare un confronto fra gli studenti di tutte le scuole superiori; ottimizzare le attività extracurricolari; stipulare accordi, formulare proposte ed esprimere pareri con gli Enti Locali, la Regione e le Associazioni, le Organizzazioni del mondo dei lavoro.
È composta da due studenti eletti ogni anno in tutti gli istituti secondari superiori della provincia e elegge al suo interno il presidente e può articolarsi in commissioni tematiche o territoriali.
Niccolò Sanesi, 20 anni e studente del Convitto Cicognini, è stato eletto (con una votazione svoltasi a distanza) presidente della consulta di Prato da poco più di un mese.
Nel podcast contenuto all’interno della newsletter settimanale di Pratosfera abbiamo chiesto a Sanesi, rappresentante di tutti gli studenti e studentesse delle scuole superiori di Prato, come stanno vivendo questo periodo complesso.
Sanesi, quali sono secondo te le più importanti problematiche che oggi hanno gli studenti di Prato?
I principali problemi sono legati a questioni che si ripresentano ogni anno, ma che a causa della pandemia sono diventati più urgenti: i trasporti e le carenze strutturali legate all’edilizia scolastica. A questi vanno ad aggiungersi alcune questioni legate al modo in cui stiamo vivendo la scuola: disagio, sconforto, frustrazione, ansia nel partecipare all’attività scolastica e quindi parliamo della salute mentale dei ragazzi e delle ragazze.
Spiegaci meglio.
Questa pandemia ha avuto effetti importanti su tutti, ma in special modo sugli studenti e le studentesse. Parliamo di alienazione da quello che era il mondo scolastico. Il metodo della didattica a distanza doveva essere temporaneo, così non è stato. Sta risultando oltre che troppo invasivo, insufficiente per quello che dovrebbe essere il ruolo della scuola nella nostra vita. Non riusciamo più a definirci una comunità di studenti, a vivere con determinazione il proseguimento del percorso di studi, infatti l’abbandono scolastico è aumentato in maniera esponenziale a Prato, toccando una delle cifre più alte d’Italia.
Come consulta o come singoli vi siete confrontati con qualche professionista (specialisti, psicologi, ndr.) per conoscere quali effetti porterà questa situazione nelle vostre vite?
Come consulta a febbraio faremo un incontro con la Pamat sul rapporto tra tecnologia e salute mentale. Come associazione studentesca – La piazza degli studenti, di cui Sanesi è fondatore – abbiamo fatto una campagna di stigmatizzazione sulla salute mentale che si chiama appunto “Come stai?”. Chiedevamo a chiunque di raccontarci come stava, appunto: abbiamo raccolto storie della fascia che va dalle superiori all’università, altro ambiente dimenticato in questa pandemia, captando molto disagio, specie sul futuro. Tutto viene poi confermato da vari articoli e studi che abbiamo studiato negli ultimi mesi: nel 2020 gli adolescenti in Italia morti per suicidio sono più di 200. Morti dovute ad ansia, depressione, stress. Il suicidio è la seconda causa di morte nella fascia di età 15/29 anni, la prima è quella legata a disturbi alimentari. Sono temi di cui dobbiamo parlare e che dobbiamo portare alla luce, a tutti i livelli, se si pensa che l’83% degli adolescenti italiani non sa immaginarsi un futuro post pandemia.
Tre proposte che la Consulta Studentesca di Prato consegnerebbe al governo italiano domattina per tornare a una situazione accettabile.
La prima fra tutte è quella che chiamiamo “Spazi dell’arte”. Noi crediamo che la scuola debba e possa ripartire dal dialogo e dalla contaminazione che c’è tra il mondo dell’arte e il mondo della formazione. La Consulta chiede, concretamente, che a Palazzo Pretorio o altri luoghi d’arte cittadini si possa andare a fare lezione in questi giorni, o che le scuole possano restare aperte oltre l’orario scolastico per diventare un punto nevralgico della città. Gli spazi di studio non sono solo quello, ma possono diventare spazio di cultura. Come seconda proposta un’educazione all’affettività, che si leghi alla salute mentale, ma anche alla percezione che si ha del proprio corpo e dell’altro e quindi arrivare a temi di pluralità della società. Sono temi attualissimi e quotidiani che soprattutto noi, generazione Z, viviamo sulla nostra pelle tutti i giorni. Terza proposta è, grazie alla introduzione dell’educazione civica a scuola, educare alla rappresentanza scolastica e alla politica scolastica.
Sembrano temi soltanto idealisti, ma guardando nello specifico invece sono i temi cui di fatto soffre la generazione scolastica della quale faccio parte. Quindi il disinteresse per la politica, conoscere sé stessi e l’altro, una questione di spazi fisici e culturali.