Da domenica 30 agosto fino a martedì 1 settembre la Cava di marmo verde serpentino a Figline di Prato, un vero anfiteatro naturale, ospita una nuova versione dell’incompiuta di Luigi Pirandello “I Giganti Della Montagna”, un progetto di e con Valentina Banci per l’allestimento curato da Lorenzo Banci e Giulia Barni.
L’evento, occasione anche di riscoperta di un luogo unico come la Cava, messo a disposizione dalla famiglia Pisaneschi, è realizzato in collaborazione tra l’Assessorato alla Cultura del Comune di Prato e l’associazione Teatro di Dioniso.
A partire dalle 19 gli spettatori potranno condividere un momento conviviale dentro la Cava. A seguire alle 20.15, avrà inizio lo spettacolo. Prenotazione obbligatoria sulla piattaforma Eventbrite a partire da sabato 8 agosto.
Lo spettacolo
C’è una donna sola che nei luoghi più inusuali si presenta con due gigantesche casse stereo e un microfono per raccontare la magnifica metaforica dei Giganti: una compagnia di attori allo sbando ridotta allo stremo, sopravvissuta al fine di rappresentare un’unica opera, La Favola del Figlio Cambiato, che la gente non comprende e rifiuta, con una primattrice – Ilse – che ha immolato la propria esistenza per fedeltà alla parola del Poeta che per lei si è tolto la vita; la compagnia giunge alla villa degli Scalognati, luogo al confine della realtà, dove un gruppo di poveri cristi falliti si è isolato da tutto, avendo perso la fiducia nella possibilità di comunicazione con il mondo là fuori, ma non quella della capacità evocativa della fantasia sotto la guida del Mago Cotrone. E guidati da lui andranno infine, attori e Scalognati, a proporre la recita ai Giganti, abitanti della montagna vicina, simbolo degli invisibili padroni del mondo che manipolano masse acritiche e corrotte a tal punto da non riconoscere più la bellezza e la poesia fino ad ucciderla, ebbri di vino e furenti d’ira.
Una potente metafora sull’agonia dell’arte che cerca spazi isolati per esprimere se stessa.
“La donna Cantastorie – si legge nella presentazione – aspetta il pubblico in luoghi sperduti, lontano dalla civiltà. Nella sua voce sola tutta la meraviglia della poesia perduta e l’impotenza di fronte alla bellezza negata. È fantasma tra spiriti della notte, e proprio come Ilse, l’attrice del dramma, non si stanca di portare la poesia tra gli uomini, forse senza nessuna speranza di salvezza; dove non si salvano né gli Scalognati, in fuga dagli uomini e costretti all’isolamento per poter sopravvivere solo di sogni ed artifici, né gli attori ormai incapaci di fare della poesia materia viva e parlante, ma usandola anzi come un’arma affilata di giudizio nei confronti delle masse agonizzanti, né il popolo stesso, ubriaco di soldi e cibo, né tantomeno i Giganti, produttori di ricchezze accumulate per pochi e simbolo degli invisibili padroni del mondo. Un testo che può dire tutto e il contrario di tutto, ma che mai come oggi è capace di interrogare sul senso dello spingere il mondo sull’orlo del baratro; e proprio come il Teatro, non si fa carico di dare nessuna risposta, lasciando tra le mani solo un grande punto di domanda”.
Hanno collaborato Studio Corte 17, nella persona di Chiara Bettazzi, ed Emanuele Becheri che ha scolpito un pugno, metafora della resistenza disperata di tutti gli artisti di tutti i tempi alla volgarità del mondo. Per informazioni: 0574 1835021 | 5152 | 7712