Il 29 luglio del 1900 un anarchico di nome Gaetano Bresci, nato a Prato e poi emigrato nel New Jersey per fare il tessitore, uccise re Umberto I con tre colpi di pistola.
Stasera, a Prato, verrà anche presentato il libro dedicato a Bresci a 150 anni dalla nascita.
“L’anarchico venuto dall’America” è il film di Gabriele Cecconi che andrà in onda in prima tv stasera, 29 luglio, sul canale 54 alle 22. Il film, si legge sul sito della Rai, “è composto da scene di fiction e scene documentaristiche – con il commento del professor Giorgio Sacchetti dell’Università degli Studi Roma Tre e del professor Giuseppe Galzerano, storico ed editore – e si sofferma sulle tappe principali della vita privata e politica di Bresci, approfondendo in particolare i motivi che lo costrinsero ad emigrare in America e quelli che lo convinsero a tornare in Italia, abbandonando la moglie Sophie e l’amatissima figlia Madeleine. La decisione fu presa da Bresci quando venne a sapere dei gravi fatti accaduti nel maggio 1898 a Milano: la popolazione era scesa nelle strade per protestare contro la famigerata “tassa sul macinato”, che aveva provocato il forte aumento del prezzo del pane e della farina, e il generale Bava Beccaris aveva ordinato all’esercito di sparare col cannone sulla folla dei dimostranti, uccidendo ottanta persone e ferendone quattrocentocinquanta. Nei giorni successivi alla strage, il re Umberto I aveva insignito il generale della medaglia d’oro al valore militare e poi lo aveva nominato Senatore del Regno, e questo, per Bresci, era intollerabile. Il documentario indaga anche sulla morte di Bresci nell’ergastolo dell’isola di Santo Stefano nel maggio 1901, quando il detenuto più sorvegliato d’Italia fu trovato impiccato con un asciugamano alle sbarre della sua cella. Quali furono davvero le cause della sua morte?”.
Rai Storia dedica anche un altro film a quel giorno e a quei fatti. Si tratta di “L’ultimo giorno del Re, Umberto I” (Rai Storia, 14,05 e 20,25) che fa rivivere quel 29 luglio attraverso i ricordi del generale Emilio Ponzio Vaglia, ministro della Real Casa, che torna a Monza dieci anni dopo l’assassinio per la cerimonia d’inaugurazione della Cappella Espiatoria, edificata sul luogo dell’attentato. La memoria di Ponzio Vaglia torna alla sera del regicidio: l’arrivo della carrozza reale al campo sportivo, l’accoglienza entusiasta da parte della cittadinanza, la premiazione degli atleti, i tre colpi di pistola. Il generale rievoca con il pensiero quell’intera giornata trascorsa accanto al sovrano, dalla cavalcata mattutina nei Giardini Reali, alla conversazione nello studio, al salotto della Regina Margherita, all’uscita in carrozza per recarsi al saggio ginnico, fino alla disperata corsa verso la Villa Reale con Umberto morente”.